sabato 21 febbraio 2004

Libia, Pakistan, Iran, Corea del Nord: per i pacifisti, tutto bene


È di ieri la notizia, pubblicata sul Corriere, della produzione di plutonio per armi nucleari da parte della Libia di Gheddafi.



Secondo l'Aiea, "per un lungo periodo" la Libia ha violato gli accordi sulla non proliferazione delle armi nucleari. La raffinazione del plutonio è proseguita sino alla fine dello scorso anno.



Nei giorni scorsi sempre il Corriere aveva riportato un'altra denuncia dell'Aiea: secondo quanto riferito da diplomatici a Vienna, l'Aiea ha trovato in Iran componenti non dichiarate compatibili con progetti avanzati di centrifughe per l'arricchimento dell'uranio, suscitando "ulteriori dubbi" (sic) sulla cooperazione di Teheran con l'Agenzia delle Nazioni Unite. "Avrebbero dovuto dichiarare questo materiale", ha detto un diplomatico riferendo alle componenti trovate durante le ispezioni compiute dai tecnici dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica.



Per finire, sempre il Corriere alcune settimane fa riportava la notizia della vendita di tecnologie nucleari militari da parte del responsabile dei piani di sviluppo della bomba atomica pakistana ad alcuni "Stati Canaglia": il padre della bomba atomica pakistana, Abdul Qadir Khan, si è infatti assunto la piena responsabilità della fuga di tecnologie nucleari ufficialmente verso Nord Corea, Libia e Iran.



Qualche mese fa l'Iran ha collaudato con successo un missile balistico, in grado di trasportare una testata nucleare, con una portata sufficiente a raggiungere Israele; i fanatici religiosi al potere nel Paese hanno più volte affermato che "Israele cesserà di essere un problema non appena l'Iran avrà completato il suo programma di armamenti nucleari".



Anche la Corea del Nord ha collaudato dei missili in grado di superare la penisola giapponese, e lo scorso anno ha minacciato di trasformare Tokyo in un "mare di fuoco nucleare" se il Giappone avesse mostrato intenzione di contrastare attivamente i progetti militari nord-coreani.



Dal momento che i pacifisti finora non hanno detto niente, immagino che considerino tutte queste attività come non rilevanti sul piano della sicurezza internazionale, e non in grado di minacciare, in alcun modo, la pace mondiale.



Vedremo cosa diranno quando l'Occidente e in particolare gli Stati Uniti - nel caso di una ulteriore escalation nucleare - porranno sul piatto la questione del disarmo di questi Paesi: temo di essere facile profeta quando dico che mi aspetto un improvviso ritorno di consapevolezza pacifista, e una nuova ondata di manifestazioni oceaniche contro gli "imperialisti guerrafondai" americani e "a difesa della pace" e degli "eroici popoli minacciati", e blah... blah...- come da copione, insomma.



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