domenica 22 febbraio 2004

Otto morti e oltre sessanta feriti a Gerusalemme


una donna a braccia conserte staziona davanti all'autobus saltato in aria stamattina a Gerusalemme



È il bilancio, forse ancora provvisorio, dell'attentato suicida di stamane a Gerusalemme.



Chissà cosa sta pensando la donna nella foto? Forse pensa a quanto è stata fortunata a sopravvivere?



Forse volta le spalle al bus perché non sopporta la vista dei religiosi che raccolgono scrupolosamente anche il più piccolo frammento dei corpi degli uomini, delle donne e dei bambini fatti a pezzi dall'esplosione?



Un lavoro ingrato, ma necessario: la religione ebraica prescrive che i morti vengano seppelliti il più possibile integri - i palestinesi questo lo sanno bene, quindi ogni tanto tagliano via una mano o la testa al cadavere di un israeliano e poi esigono un riscatto per la sua restituzione: immagino che se gli israeliani cominciassero a seppellire gli attentatori suicidi palestinesi mescolando ai resti umani della carne di maiale (metodo infallibile per impedire loro, come da religione islamica, l'accesso al fottuto paradiso degli shaid e alle relative 72 vergini) tutto il mondo si indignerebbe; ma gli israeliani - loro - non lo fanno.



O forse quella donna sta pensando a quel che succederà fra poco in Olanda, quando la Corte di Giustizia esprimerà un giudizio sulla costruzione da parte di Israele della barriera difensiva erroneamente definita da molti "muro": nessuna parola di condanna contro i regimi islamo-fascisti mediorientali, pratica istruita a tempo di record contro un legittimo strumento di autodifesa dell'unica democrazia presente nell'area, costretta quotidianamente a fronteggiare minacce bestiali alla sua stessa sopravvivenza.



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