sabato 3 gennaio 2004

[Tech] Tim Berners-Lee nominato cavaliere dalla Regina Elisabetta


Fino alla fine degli anni Ottanta Internet era roba da specialisti, riservata a pochi eletti: funzionava quasi tutta a linea di comando, non esistevano interfacce grafiche degne di questo nome, e chi voleva anche solo consultare la propria casella di posta elettronica o fare una ricerca (via Gopher, ad esempio) doveva ricordarsi i comandi da digitare, e i relativi parametri - tutta roba da smanettoni, insomma, e poco adatta alle "masse".



Tim Berners-Lee, un inglese, è l'uomo che ha di fatto creato la "nuova" Internet: mentre lavorava presso il CERN di Ginevra, ha messo a punto i protocolli chiave (come l'HTTP, Hyper Text Transfer Protocol) che hanno permesso la nascita di una Rete mondiale (anzi, di una ragnatela: World Wide Web) fatta di collegamenti ipertestuali e di interfacce grafiche fool-proof (o almeno così si credeva all'epoca, ma questo è un altro discorso).



Ora la Regina Elisabetta ha deciso di nominare TBL Cavaliere "per i servizi resi allo sviluppo complessivo della rete Internet".



Appropriata, e apprezzabile, la reazione del neo-cavaliere:
In a statement released by the World Wide Web Consortium, an Internet group he directs, Berners-Lee said he considered knighthood an honor that "applies to the whole Web development community."



"I accept this as an endorsement of the spirit of the Web; of building it in a decentralized way; of making best efforts to keep it open and fair; and of ensuring its fundamental technologies are available to all for broad use and innovation, and without having to pay licensing fees," he said.
E qui apro "una parente", come diceva Totò: Fra gli altri informatici nominati cavalieri o baronetti in questi anni dalla Corona Inglese mi piace ricordare il mitico Clive Sinclair, diventato "Sir" dopo avere compiuto la mirabile impresa di riuscire a vendere quattro milioni di home computer Sinclair ZX-80 alla Cina, nell'ambito di un programma governativo di alfabetizzazione informatica.



Gli ZX-80 non erano esattamente dei "computer domestici" come li intendono le giovani generazioni: erano costruiti intorno a un processore Zilog Z-80 con frequenza di clock di 1Mhz (esatto: UN MegaHertz), disponevano di "ben" 1K di RAM (esatto: 1.024 bytes) e 4K di ROM (diventati addirittura otto nel modello successivo, lo ZX-81) e di interfacce per registratore a cassette e televisore domestico (erano "sintonizzati" sul Canale 38 UHF, se ben ricordo).



Io ho cominciato a smanettare, in tempi ormai quasi preistorici, proprio su di uno ZX-81 dello zio Clive: col tempo ho aggiunto al modello base una estensione di memoria da 16K (una enormità, rispetto al singolo Kilobyte iniziale) e una "potente e veloce" memoria di massa costituita da un Sinclair Microdrive, un aggeggino con delle micro-cassette magnetiche talmente veloci che davano (quasi) l'impressione di un accesso random.



Che ci facevo con uno sgorbietto simile, dite? Che domanda: programmavo, mi sembra ovvio - ah, vecchi ricordi che scaldano il cuore... (chiusa "parente").



Fonte: Yahoo! News.



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