giovedì 30 ottobre 2003

Non sono alieni, sono comunisti


Così titola il suo editoriale di domani Il Riformista.
La discussione in corso nell’estrema sinistra sui rapporti - presunti, strumentali, politici o financo operativi - tra movimento e violenza politica delle nuove Br, ha un sapore antico quanto la risposta che merita. Il nesso c’è. Non è consapevole e di massa, come è stato in altre epoche della nostra storia. Ma - come ha scritto ieri Sergio Segio su Indymedia - basta guardare alle biografie degli arrestati, impossibili da negare. Le Br, dice lui, non sono comunisti su Marte, né esseri alieni. Né tanto meno sono fascisti, come qualcuno vorrebbe, oggi come ieri. Ha ragione Liberazione quando scrive che non sono nemmeno compagni che sbagliano, nel senso che non godono più, in un movimento di radici culturali molto diverse dall’operaismo degli anni ’70, della presunzione dell’errore commesso in buona fede. Ma compagni sono. Sono comunisti. Nel senso che appartengono alla solita ideologia anti-capitalista.



(...)



Mara Malavenda non è certo una terrorista, eppure ancora ieri ha detto al nostro giornale che lei non versò allora né versa oggi lacrime per la morte di Marco Biagi, perché è stato protagonista di un brutale massacro delle conquiste operaie. Dove altro dovrebbero reclutare i loro combattenti comunisti le Br, se non tra i comunisti?

Che cosa ne discende per il movimento? Un invito a sciogliersi per non dare acqua ai pesci terroristi? No davvero. Il dissenso, anche radicale, in democrazia non si abolisce per legge. Anche perché se lo si abolisce, lo stagno si allarga soltanto. Ne discende la necessità di una decisione radicale - questa sì - a favore dell’opzione non violenta. Si tratta di alzare lo steccato tra la politica e la pratica violenta. Un assalto a una banca o a un McDonald’s non va condonato come una ragazzata. Va condannato, combattuto, isolato, denunciato.
Link: Il Riformista, testo integrale.



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