mercoledì 16 febbraio 2005

Sequestro Sgrena: una sofisticata operazione politico-mediatica

Dopo la diffusione del video che ritrae Giuliana Sgrena mentre lancia un appello per la propria liberazione e per il ritiro delle truppe (di tutte le truppe straniere, non solo di quelle italiane) dall'Irak il quadro del rapimento si fa molto più chiaro.

Fino a poche ore fa c'erano ancora dei margini di incertezza: chi da una parte parlava di rapimento "politico" ad opera dei gruppi terroristici che operano sul territorio iracheno, chi dall'altra invece ipotizzava un "normale" sequestro a scopo di estorsione, chi ancora mescolava le due cose e parlava di un rapimento da parte di delinquenti comuni che poi avrebbero "girato" l'ostaggio a una delle tante formazioni terroristiche che sgomitano per acquisire "merito" - e visibilità - nei confronti di Al Zarqawi e della dirigenza di Al Qaeda.

Il video diffuso stamane ci permette di stabilire alcuni punti fermi e di fare alcune considerazioni:
  • forse Giuliana Sgrena è stata rapita, inizialmente, da delinquenti comuni, e forse no: sta di fatto che adesso è indubitabilmente sotto il controllo di una formazione terroristica, composta da membri o da emuli delle formazioni armate ba'athiste o qaedane;

  • i terroristi che tengono in ostaggio la giornalista italiana non sono affatto degli sprovveduti, non si tratta di "bassa manovalanza": al contrario, il gruppo dimostra di conoscere molto bene la situazione politica interna italiana, e di sapere agire in modo da ottenere il massimo risultato col minimo sforzo - mi pare evidente che il fatto che il video sia stato diffuso proprio nel giorno in cui in Italia ci si appresta a votare il rifinanziamento della nostra missione in Irak, dopo quasi due settimane di totale assenza di un qualsivoglia segnale (niente foto della rapita o dei suoi documenti, niente registrazioni audio della sua voce, niente di niente) non è certo casuale;

  • il video della Sgrena ha subito scatenato in Italia una mobilitazione forse senza precedenti volta a far passare acriticamente sui media quello che è, in buona sostanza, il punto di vista dei terroristi: il compagno della Sgrena, intervistato alle 12:35 dal telegiornale di Italia Uno, dopo avere rilanciato pari pari l'appello per il ritiro delle "truppe d'occupazione" (sic, NdR) ha affermato che le forze politiche italiane, in particolare quelle di governo, dovrebbero rivedere la loro posizione favorevole alla permanenza della forza di pace italiana in Irak perché, testuali parole, "tutti i partiti politici iracheni, tutti" hanno chiesto il ritiro delle truppe straniere dall'Irak.
Ora, questo è palesemente falso: non solo la formazione del premier provvisorio Allawi, ma anche la coalizione che ha vinto le elezioni, quella del leader sciita Al Sistani, e tutti i principali partiti che si sono presentati alle elezioni del 30/01, anche partiti che sarebbe difficile definire di sicura fede filo-americana come il Partito Comunista Iracheno, hanno chiesto esattamente il contrario: hanno affermato che il ritiro potrà avere luogo solo quando la polizia e l'esercito iracheni saranno in grado di garantire autonomamente la sicurezza, non un giorno prima.

Apparentemente quindi siamo alla vigilia di una campagna politico-mediatica basata sul ricatto (dall'Irak) e sulle menzogne e sulla malafede (qui in Italia), una campagna che - duole dirlo - vede ancora una volta gli islamo-fascisti nemici della democrazia e del popolo iracheno e i "pacifisti" di casa nostra muoversi di concerto, con un tempismo e una sincronia francamente impressionanti.

Spero di sbagliarmi, ma temo proprio che i titoli dei quotidiani della sinistra "resistente" e i commenti sui blog e sui siti d'area già nelle prossime ore mi daranno ragione.

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