lunedì 7 febbraio 2005

Andrea's version

Arrivato a questo punto, un avversario leale la domanda se la pone. Un avversario leale, che vuole vincere lealmente, se vede Romano Prodi dire in televisione: “Siamo per un’Italia che vuole la felicità”, si chiede cosa c’è sotto.



Cos’è successo?, si domanda. Perché uno scemo così non è possibile. Se Sinjawskj si interrogava: “Arriverà l’Urss al 1984?”, nello stesso modo il minuscolo avversario leale non può non chiedersi, oggi: “Arriverà Prodi al 2006?”.



Non siamo di quelli che dividono l’Italia tra il bene il male, tra stronzi e meno stronzi, tra teste o no di minchia. Non siamo tra quelli che sospettano che Prodi sia stato all’Iri. Non siamo di quelli che gli rinfacciano di aver cercato di favorire Carlo De Benedetti sull’affare Sme. Non crediamo che avesse da nascondere qualcosa a Di Pietro.



Non vogliamo neanche pensare che, in effetti, uno che ha fatto le sedute spiritiche su Moro, possa essere deficiente al punto da mettere la felicità in un programma politico. Niente di tutto questo. Ma allora vogliamo sapere come ha fatto, Walter Veltroni, a sostituire il professor Prodi con John Belushi.


(Il Foglio, 05/02)



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