mercoledì 30 luglio 2003

Il blog del Griso e il Continuum di Gernsback...


...ovvero, due cose che meritano di essere lette. Oggi il Griso in un suo post ha citato quello che, a mio parere, è uno dei migliori racconti brevi di William Gibson, assieme a "La razza giusta" e "La notte che bruciammo Chrome": "Il continuum di Gernsback", per l'appunto:
Gli inglesi hanno una tipica ossessione per gli aspetti più barocchi della cultura americana, qualcosa di simile al feticismo dei tedeschi occidentali verso gli indiani e i cowboy o all'assurda idolatria dei francesi per i vecchi film di Jerry Lewis. In Dialta Downes questo si manifestava in una mania per una forma di architettura squisitamente americana, ma di cui gli americani sono scarsamente consapevoli.

(...)

L'edificio di Wright sembrava progettato per gente che indossava tuniche bianche e sandali di perspex. Mi soffermai sul disegno di un aereo a elica particolarmente maestoso, tutto ali, come un boomerang simmetrico dotato di finestrini nei posti più inverosimili. Delle frecce indicavano la posizione della sala da ballo e di due campi da squash. Era datato 1936.

(...)

Al culmine dell'Era di Downes, Ming lo Spietato era stato incaricato di progettare le stazioni di servizio della California. Seguendo l'architettura della sua nativa Mongo, aveva percorso in lungo e in largo la costa erigendo postazioni di cannoni laser in stucco bianco. Nella maggior parte vi erano superflue torrette centrali circondate da quegli strani radiatori che erano il marchio distintivo dello stile e sembravano generare potenti flussi di entusiasmo per la tecnologia. Bastava trovare il modo per riportarle in vita.

(...)

"Dovete immaginare" gli aveva detto Dialta Downes, "una specie di America alternativa: un 1980 mai esistito. Un'architettura di sogni infranti."

(...)

E un giorno, alla periferia di Bolinas, mentre mi stavo preparando a fotografare un esemplare particolarmente sontuoso di architettura militare Ming, penetrai una sottile membrana, una membrana probabilistica...

Senza accorgermene, superai il Confine...

E alzando gli occhi vidi un apparecchio a dodici motori, simile a un boomerang ingrossato, tutto ali, che si muoveva verso est con grazia elefantina, così basso che avrei potuto contarne i rivetti sullo scafo argento opaco, e sentire, forse, l'eco di un'orchestra jazz.
Fantastico. Semplicemente fantastico. Leggetelo. Lo trovate nella raccolta intitolata "La notte che bruciammo Chrome", edita da Mondadori (Urania e anche Oscar, credo).



Il Gernsback del titolo, naturalmente, è Hugo Gernsback, il padre fondatore di Amazing Stories e della moderna fantascienza, all'epoca chiamata ancora scientifiction: ancora oggi, il riconoscimento ufficiale più ambito da uno scrittore di fantascienza è il Premio Hugo (che Gibson ha vinto nel 1985 col suo primo romanzo, "Neuromante").



Di Gibson mi piacciono anche, fra i racconti brevi, "Johnny Mnemonic" (massacrato ignobilmente nella versione cinematografica: un'autentica porcheria), "New Rose Hotel" (idem) e "Duello". Fra i romanzi, secondo me Count Zero ("Giù nel ciberspazio", nella versione italiana) è superiore sia a "Neuromante" (decisamente sopravvalutato, a mio avviso) che a opere più recenti come "Aidoru".



Gibson è uno dei pochi scrittori cyberpunk che apprezzo, assieme a Sterling (e non a caso, forse, entrambi danno l'impressione di trovare questa etichetta decisamente troppo stretta); per il resto, adoro alcuni autori e titoli della fantascienza più o meno classica, come ad esempio Sprague De Camp, Heinlein, Clarke, Nancy Kress ("Mendicanti di Spagna"), R. A. Lafferty ("Cantata spaziale"), David Gerrold ("Il viaggio dello Star Wolf" e, in parte, la serie dedicata alla guerra contro gli Chtorr) e gran parte della produzione di Isaac Asimov - la sua Trilogia Galattica è stata il mio personale biglietto d'ingresso nel mondo della fantascienza, seguita a ruota dal poco conosciuto, qui in Italia, "Le correnti dello spazio" e poi dall'intera saga dei Robot.



Link: il blog del Griso.



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