mercoledì 9 marzo 2005

I 400 proiettili erano (forse) 12

Questo è quello che appare dalle immagini dell'auto usata dagli agenti del SISMI mostrate dal TG1: pochi proiettili, pare una dozzina (avete letto bene: dodici, non quattrocento: 12-400 fa -388, se può interessare) avrebbero colpito un pneumatico dell'auto, il lunotto e un paio di finestrini - tutto qui: niente fori di proiettile sulla carrozzeria, niente auto "crivellata, ridotta a un colabrodo" (sic), niente che faccia anche lontanamente pensare a un agguato da parte di militari armati fino ai denti e intenzionati a fare una strage (come, d'altra parte, avevo già scritto qualche post fa).

Una sequenza di foto è stata pubblicata dal Corriere della Sera (cliccate sulle singole miniature per visualizzare le immagini).

Ora, e solo ora, la Sgrena dichiara:
Non ho mai detto che gli americani volessero uccidere me, ho detto solo che la meccanica di questo fatto è la meccanica di un agguato.

E, ancora:
Giuliana Sgrena inoltre non conferma di essere in possesso di informazioni tali da aver motivato un «agguato degli Usa al convoglio italiano» riferendosi alle dichiarazioni del compagno Pier Scolari che aveva affermato: «Volevano ucciderla perché sapeva troppo».

Eppure, fino a ieri ha sostenuto in più occasioni che l'auto su cui viaggiava era stata investita da un gragnuola di colpi, da una vera e propria pioggia di fuoco, e di avere contato nell'imbottitura del sedile accanto al suo "decine di fori di proiettile": non mi pare che abbia fatto molti sforzi per prendere in considerazione l'eventualità di un incidente, o per smentire la tesi dell'agguato (come però implicitamente - e forse inconsapevolmente - fa con le dichiarazioni riportate qui sopra) , nè mi pare che la sua testimonianza coincida con i dati di fatto che stanno emergendo in queste ore.

E quindi?

Poche ore dopo la diffusione del primo video della giornalista rapita avevo scritto:
Apparentemente quindi siamo alla vigilia di una campagna politico-mediatica basata sul ricatto (dall'Irak) e sulle menzogne e sulla malafede (qui in Italia), una campagna che - duole dirlo - vede ancora una volta gli islamo-fascisti nemici della democrazia e del popolo iracheno e i "pacifisti" di casa nostra muoversi di concerto, con un tempismo e una sincronia francamente impressionanti.
Mi auguro ancora di sbagliarmi ma, alla luce degli ultimi sviluppi, forse avevo sottovalutato l'entità e la portata di questa campagna.

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