venerdì 11 marzo 2005

Dittatura della maggioranza?

Se vivessimo in un Paese normale potrei liquidare la questione con una battuta: la "dittatura della maggioranza" esiste già da (parecchio) tempo, e si chiama democrazia.

Chi raccoglie più consensi governa, chi perde le elezioni sta all'opposizione e si prepara a governare a sua volta, in caso di successiva vittoria.

L'alternativa è la dittatura della minoranza, dove un partito politico (come nei regimi comunisti, ad esempio Cuba, Cina, Corea del Nord, o nazional-socialisti, come l'Irak di Saddam e la Siria di Assad) o un gruppo etnico (come nel Sudafrica ai tempi dell'apartheid) o religioso (come nell'Afghanistan dei talebani o nell'Iran degli ayatollah) governa un Paese senza tenere conto della volontà, delle opinioni e delle legittime aspettative dei suoi cittadini.

Sfortunatamente, però, l'Italia è tuttora ben lontana dall'essere un Paese normale, e quindi le parole di Romano Prodi (sia pure dettate da motivazioni contingenti e strumentali, e in particolare dall'avvicinarsi della prossima scadenza elettorale) meritano di essere prese in considerazione.

Così sembrano pensarla anche i miei amici radicali, a giudicare da questa dichiarazione di Daniele Capezzone.

Certo, poi va anche aggiunto che Prodi e i suoi compagni del centro sinistra risulterebbero più credibili, come paladini della libertà e della democrazia, se negli ultimi mesi avessero detto e fatto meno cose che vanno esattamente nella direzione opposta (vedi l'oscena posizione filo-terroristi sull'Irak, vedi la grottesca vicenda delle "primarie" da fare se e solo se l'unico candidato a presentarsi sarà Prodi stesso, vedi le dichiarazioni di Bertinotti sull'abolizione della proprietà privata, vedi la censura che Prodi ha imposto a dei siti Web che avevano osato fare satira non sul governo o su Berlusconi ma - incredibile dictu - su di lui).

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