venerdì 11 aprile 2003

Mieli: "Emma Bonino guidi gli interventi ONU in Irak"



Ottima proposta, ottima candidata: non riesco a immaginare una personalità italiana più indicata e soprattutto più degna.



Ecco uno stralcio dell'intervento di Mieli:



Mi sentirei piuttosto di biasimare i silenzi e le reticenze che hanno impedito a molti politici e intellettuali italiani, sia del fronte "interventista" che di quello "pacifista", di giudicare le implicazioni etiche della guerra in Iraq, non alla fine ma prima e durante i combattimenti.



Pochi hanno fatto eccezione e tra questi Adriano Sofri, contrario alla scelta bellica dell’Amministrazione Bush eppure consapevole e preoccupato della desolante scarsità delle voci anti-Saddam che si sono levate nello schieramento pacifista, e Biagio De Giovanni, che ha invitato la sinistra di cui fa parte a pieno titolo a non demonizzare o banalizzare la teoria statunitense della "guerra preventiva".



Quasi tutti hanno invece ignorato la lezione di Bernard Kouchner, uomo di sinistra, già ministro francese del governo Jospin, fondatore nel 1971 di "Médecins sans frontières", commissario dell'amministrazione Onu in Kosovo, che in un’intervista dello scorso dicembre riportata in Italia dal Riformista ha sostenuto che "essere neutrali tra la vittima e il carnefice equivale ad essere complici del carnefice" e che "è molto facile essere pacifisti sulla pelle delle minoranze massacrate".



Oppure quella del premio Nobel Elie Wiesel, uomo mite e pacifico, di cui la Stampa ha pubblicato il drammatico appello ad appoggiare le ragioni di una "guerra giusta" contro la tirannia di Saddam Hussein. O anche quella dell’intellettuale polacco Adam Michnik, perseguitato dal regime comunista di Varsavia, che in un articolo tradotto in Italia da Repubblica si è difeso dall’accusa di "tradimento" lanciata dagli oltranzisti del movimento pacifista a causa del suo sostegno (critico e sofferto, come ha spiegato) a una guerra ingaggiata contro una feroce dittatura.



In questo silenzio spicca con ancora maggior nettezza la battaglia dei radicali per l’instaurazione di un governo democratico in Iraq sotto l’egida dell’Onu: una battaglia colpevolmente ignorata dal mondo politico, della maggioranza come dell’opposizione, con la pressoché unica eccezione del coraggioso e ostinato appoggio del direttore dell' Unità Furio Colombo. Ci sarebbe un modo per riscattarsi: promuovere la candidatura di Emma Bonino come responsabile degli interventi delle Nazioni Unite nell’Iraq post-bellico.



La Bonino ha tutti i titoli per svolgere al meglio questa missione. Come combattivo Commissario europeo si è recata a Kabul nel 1997, quando dell’Afghanistan non parlava nessuno, per sfidare il regime talebano e denunciare le terribili vessazioni delle donne recluse nel burqa. Ora vive al Cairo, per imparare l'arabo (bellissima la sua rassegna della stampa araba per "Radio Radicale") e dar manforte agli intellettuali democratici egiziani perseguitati come Sa’d Al-Deen Ibrahim.



Speriamo di vederla presto a Bagdad, con un ruolo impegnativo che ha dimostrato di aver strameritato.




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