venerdì 8 novembre 2002

Il Vaticano (ri)condanna l'uso del preservativo.



Secondo il Vaticano il miglior (se non l'unico) modo per prevenire la diffusione dell'AIDS in Africa (e altrove) è "la castità".



Insomma niente ombrello, in nome della difesa a oltranza del "valore della vita e della procreazione".



La notizia è stata pubblicata, fra gli altri, dal Washington Times - non mi pare invece che la stampa di casa nostra se ne sia occupata: a quanto pare del Vaticano si può solo parlare bene, o forse sarebbe stato imbarazzante citare una notizia simile proprio in coincidenza del Forum Sociale Europeo di Firenze.



Da una parte quindi la Chiesa in versione "no-global" denuncia la povertà del Terzo e Quarto mondo e le responsabilità del "mondo capitalista", dall'altra la stessa Chiesa di fatto contribuisce pesantemente ad aggravare i problemi minando alla radice ogni politica di controllo delle nascite e di procreazione responsabile e proibendo al "popolo dei credenti" l'uso di uno dei principali mezzi di difesa dalla diffusione del virus HIV.



Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti: i bambini nati grazie a questa filosofia del "procreate a qualsiasi costo" hanno vita breve (la mortalità infantile nel primo anno di vita tocca percentuali spaventose, da vera strage degli innocenti), e anche quando sopravvivono spesso risultano HIV positivi, come le loro madri - davvero un bel risultato per chi blatera di "difesa della vita", non c'è che dire.



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