mercoledì 19 marzo 2003

Irak: parla un disertore



Si tratta di un giovane iracheno di origine curda, che ha attraversato il confine del Kurdistan iracheno una ventina di giorni fa. Ai giornalisti si è presentato sotto falsa identità (si fa chiamare Iounis) perchè ha ancora dei parenti in Irak.



Le sue dichiarazioni sono state riportate dal Corriere della Sera. Data la fonte, si tratta ovviamente di dichiarazioni da prendere con beneficio d'inventario.



Secondo Iounis "I bombardamenti Usa non avranno grandi effetti sulla Guardia Repubblicana. Siamo preparati. Abbiamo scavato bunker e fortificazioni. I mezzi e gli uomini sono acquattati sotto terra o negli edifici civili. Nessun palazzo pubblico o edificio presidenziale ospita materiale bellico. Troppo visibili. Obiettivi troppo evidenti per le bombe americane. Persino per i trasporti siamo organizzati benissimo. Durante i bombardamenti, per esempio, tutti i movimenti necessari saranno effettuati con veicoli civili."



E prosegue: "Secondo quanto hanno calcolato gli alti comandi a Bagdad solo il 5- 10 per cento degli uomini e dell’armamento sarà danneggiato dai bombardamenti aerei. Ci dicevano di aver imparato la lezione dall’attacco del ’91 e dalle difese dell’esercito jugoslavo in Kosovo".



Timori di insurrezioni popolari pare non ce ne siano nei comandi militari iracheni.



"Tutti in Iraq - spiega il disertore - hanno paura che il governo riesca in qualche modo a sopravvivere anche a questo attacco e nessuno ha il coraggio di lanciare la rivolta. Il rischio è che, una volta finita la pressione americana, scatti la vendetta contro i 'traditori' e tutti i loro parenti".



È già successo tante volte negli ultimi trent’anni. Fosse comuni, paesi asfissiati con i gas o rasi al suolo, perfino membri della stessa famiglia di Saddam passati per le armi: il terrore di quanto può fare il raìs è ben sedimentato nella psicologia nazionale.



"Ogni martedì - racconta Iounis - la Guardia ha sette ore di addestramento con la maschera antigas. Nessuno però ci ha mai insegnato a usare le armi chimiche. Se ce ne sono? Sono sicuro di sì, ma anche se si cercassero per cento anni non si troverebbero mai".



Il testo integrale sul Corriere della Sera.





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