mercoledì 19 marzo 2003

Infanzia difficile? Non solo per l'imputato, direi



Lo scorso aprile Anna Barindelli è stata uccisa a coltellate da un suo vicino di casa, l'imprenditore Massimo Gilardoni, per avere respinto le sue continue avances.



L'uomo aveva confessato il delitto ed era stato giudicato capace di intendere e di volere e condannato a 16 anni di carcere (con uno sconto di 8, grazie al rito abbreviato).



Ora, dopo avere trascorso in carcere la bellezza di due (diconsi due) mesi, l'uomo è stato scarcerato e affidato a una comunità terapeutica, dove potrà attendere l'appello senza dover sottostare a particolari misure di sicurezza.



L'ordinanza è stata emessa dal gip Valeria Costi su istanza degli avvocati difensori.



Durante il processo gli avvocati della difesa avevano posto l'accento su presunti "traumi infantili" (originali, vero?) cercando di far passare la tesi dell'incapacità di intendere e di volere dell'imputato, tesi smentita in pieno dai periti.



A giudicare da quanto è accaduto oggi, mi sembra di poter dire che i traumi infantili (magari di tipo puramente meccanico: che so, una caduta dal seggiolone) evidentemente non sono una esclusiva dei soli imputati...



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