giovedì 20 marzo 2003

Abbiamo una opposizione degna di un Paese delle Banane



Ieri in Parlamento quella parte di opposizione riunita (più o meno...) sotto le bandiere dell'Ulivo ha perso l'ennesima occasione per dimostrare di essere realmente una "sinistra di governo".



Gli argomenti portati contro la guerra erano degni di un Gino Strada, non di una formazione politica conscia delle proprie (future) responsabilità di governo e del fatto che l'Italia non sta in splendido isolamento su Marte o sulla Luna ma è invece inserita in una fitta trama di alleanze internazionali.



L'idea di non concedere neanche un metro quadrato di suolo o di cielo italiano alle forze americane non trova riscontro in nessun altro Paese alleato: la Germania ha concesso senza problemi e fin dal primo momento sia l'uso delle basi (a fini di supporto logistico, esattamente come farà l'Italia) sia il sorvolo del proprio spazio aereo, e quando i giornalisti nei giorni passati hanno chiesto a Chirac se anche la Francia si sarebbe comportata come Berlino la risposta è stata un inequivocabile "Ça va sans dire..."; i tedeschi inoltre hanno inviato in Kuwait delle unità specializzate nella decontaminazione da guerra chimica, tanto da figurare nell'elenco dei 30 (attualmente 35, in realtà) Paesi che secondo Washington fanno parte della coalizione dei "willings".



Evidentemente i politici francesi e tedeschi sanno cosa significa far parte di una alleanza - molti politici italiani invece sembrano convinti che i trattati vadano rispettati solo quando fanno comodo, e ignorati sdegnosamente quando invece comportano degli oneri e/o dei rischi.



Anche il ricorso all'argomento della presunta "illegittimità" o addirittura "illegalità" di questa guerra, e il riferimento all'articolo 11 della Costituzione è apparso a dir poco capzioso e strumentale: durante il governo dell'Ulivo gli attuali pacifisti "senza se e senza ma" hanno partecipato a una guerra contro la Serbia senza l'autorizzazione dell'ONU e addirittura senza un preventivo dibattito parlamentare; giova ricordare che nel corso di quella guerra l'Italia non si limitò, come adesso, a fornire supporto logistico, ma inviò i propri cacciabombardieri a bombardare il suolo nemico in quelle che molto eufemisticamente (si fa ma non si dice...) vennero definite missioni di "difesa preventiva" (sic).



Come la mettiamo, allora, con l'articolo 11 della Costituzione? Se davvero proibisse in maniera tassativa qualunque forma di partecipazione a guerre non "benedette" dal voto dell'ONU (cosa che in realtà nessun serio costituzionalista ha mai pensato di sostenere) allora dovremmo trarne le paradossali ma logiche conseguenze: i Ministri del Governo dell'epoca, il Presidente del Consiglio Massimo D'Alema e il Presidente della Repubblica e Capo Supremo delle Forze Armate Oscar Luigi Scalfaro (schierato anch'esso oggi sul fronte dell'incostituzionalità della guerra) hanno violato apertamente e scientemente la Costituzione in uno dei suoi punti fondamentali, e quindi sono passibili dell'accusa di Alto Tradimento...



Complimenti, non c'è che dire... di questo passo, Berlusconi governerà il Paese almeno tanto a lungo quanto la vecchia Democrazia Cristiana - e non certo perchè "ha le televisioni" (sic) ma, più semplicemente, perchè non ha di fronte una opposizione degna di questo nome, seria e credibile.





Per finire, su "il Riformista" la traduzione in italiano di due documenti sulla legittimità del ricorso alla forza:



1. Parere dell'Attorney General sul fondamento giuridico per il ricorso alla forza contro l'Iraq



2. Iraq: fondamento giuridico del ricorso alla forza - Quadro generale.



e ancora:



- traduzione in italiano del testo integrale della Risoluzione 1441 adottata con voto unanime dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite nella riunione dell'8 novembre 2002.



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