mercoledì 12 marzo 2003

Caccia alle streghe



Ieri, durante una operazione antipedofilia che ha portato a 1.000 perquisizioni e a 400 indagati in 52 provincie italiane un giovane di 25 anni, all'arrivo dei carabinieri, non ha retto e si è gettato dalla finestra dell'abitazione in cui viveva con i genitori, uccidendosi. È successo a Candelo, in provincia di Biella.



Questo suicidio è una tragedia che poteva essere evitata, è il risultato di un clima di caccia alle streghe forse senza precedenti nel nostro Paese.



La pressione giudiziaria, mediatica e sociale in questo senso è enorme, e rasenta ormai l'isteria.



I risultati concreti, oltretutto, sono inversamente proporzionali all'impegno profuso: le precedenti retate di pedofili o presunti tali si sono concluse o con dei non luogo a procedere o con dei processi-lampo seguiti quasi sempre da un verdetto favorevole agli imputati.



Nella rete di queste operazioni di solito finiscono delle persone che amano scambiare e tenere in casa propria o sul proprio computer delle foto e dei filmati "particolari" - in pratica, stiamo parlando dei "consumatori" della pedofilia su Internet, più vittime della propria condizione patologica che carnefici o, per usare un termine diventato di moda sui mass-media, "orchi".



I "veri" orchi, quegli spregevoli individui che lucrano sulle debolezze e sulle patologie dei consumatori di questo tipo di materiale pedo-pornografico, quelli che lucrano sulla tratta di bambini e bambine a volte appena in grado di camminare, e che a volte si spingono fino al punto di uccidere le proprie piccole vittime, stanno altrove, hanno altri nomi, e di solito non vengono coinvolti in retate come queste.



Evidentemente c'è qualcosa di sbagliato nell'approccio al problema: è come se, per combattere i trafficanti di stupefacenti, si decidesse di mettere in galera sistematicamente chiunque faccia uso personale di un qualunque tipo di droga, anche di quelle leggere, anche saltuariamente: ma così non si risolve il problema, si fanno soltanto tante "brillanti operazioni" con centinaia o migliaia di indagati che servono forse a fare bella figura nei telegiornali della sera ma che di fatto lasciano le cose come stanno - o, come in questo caso, provocano un'altra tragedia nella tragedia.



Penso ai genitori di questo ragazzo: in un colpo solo hanno perso un figlio e lo hanno visto marchiare a fuoco come "mostro": cosa sarà di loro adesso? Come sarà la loro vita in un paesino dove tutti si conoscono e dove tutti sanno tutto di tutti? Come reagirà la comunità nei loro confronti?



Penso anche a questo giovane, che ai TG di ieri sera ho sentito descrivere come un bravo ragazzo, taciturno, un poco timido, secondo molti una persona sensibile, e mi chiedo quale proporzione può esserci fra i comportamenti più patologici che criminali che (forse: ricordiamoci la presunzione d'innocenza) ha messo in atto e il fatto di morire a 25 anni spiaccicato nel cortile di casa.



Secondo me così non si può andare avanti, serve un cambio di rotta: come un tempo erano nati, per dirla con Sciascia, i "professionisti dell'antimafia" così oggi ho l'impressione che stiano nascendo i "professionisti dell'antipedofilia" - credo che la lotta alla pedofilia sia una cosa troppo seria e importante per ridurla a questo.



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