domenica 6 gennaio 2008

In nessun Paese civile


Ormai diventa sempre più evidente che il principale problema di Napoli e della Campania sono proprio i napoletani e i campani.

Così Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo sul Corriere della Sera (il neretto è una mia aggiunta) in un articolo che parla della prima condanna (ma probabilmente non l'ultima) inflitta dalla magistratura ad Antonio Bassolino:


Sapete quanta diossina hanno liberato ieri, nel cielo (ex) azzurro di Napoli, i 65 cassonetti di pattume bruciati nelle rivolte di piazza? Poco meno di 9 mila microgrammi. Pari a quanta ne butta fuori l'inceneritore di Marghera in 546 giorni a pieno ritmo. E quante polveri nocive si sono levate, da quei cassonetti? Quante ne espelle il termovalorizzatore di Brescia in 441 giorni. Lo dicono i dati dell'Istituto superiore di sanità basati su numeri del governo svedese. Dati ripresi anche da un ambientalista al di sopra d'ogni sospetto quale il presidente onorario di Legambiente Ermete Realacci.

(...)

Cosa fare di quelle 95 mila tonnellate di spazzatura che traboccano sulle strade e delle 7 milioni di fetide «ecoballe» («testate» all'inceneritore di Terni, lo hanno bloccato per mesi rivelandosi gonfie di sostanze radioattive) oggi accatastate in oscene piramidi così ingombranti da avere paralizzato l'attività perfino dell'impianto Cdr di Caivano? Il piano Bertolaso. Sempre lì si torna: al piano di Guido Bertolaso. Che aveva proposto di guadagnare un anno di tempo scaricando tutto ciò che si poteva nella grande cava dismessa di argilla di Serre, in provincia di Salerno, e usare quel tempo per concludere i lavori al termovalorizzatore di Acerra e insieme avviare sul serio la raccolta differenziata così da permettere ai nuovi impianti di bruciare «ecoballe» vere.

Progetto saltato per l'ennesima ribellione di piazza e sostituito, con la benedizione dello stesso Pecoraro, con la sventurata creazione a pochi chilometri di una discarica nuova, ottenuta a costi esorbitanti abbattendo centinaia di querce secolari. Misteri ambientalisti. E adesso? C'è chi dice che non c'è scampo, piaccia o non piaccia, alla riapertura della orrenda cloaca di Pianura. Chi non vede alternative a caricare decine di treni per la Germania o la Romania. Chi suggerisce, come Walter Ganapini, già protagonista di quel «miracolo» che vide Milano risolvere l'annoso problema delle discariche e passare in quattro settimane dal 3 al 33% di raccolta differenziata, di tamponare l'emergenza usando siti dello stato soggetti a servitù militari. Ciò che è certo, è che quelle cataste di spazzatura stanno causando non solo a Napoli ma a tutto il Paese un danno di immagine inaccettabile. Che si aggiunge al danno fatale: l'inquinamento della terra, delle falde, dei pascoli che non solo, come ha ricordato Roberto Saviano, ha fatto impennare del 24% i malati di tumore nelle aree a rischio. Ma ha fatto abbattere migliaia di pecore, mucche, bufale perché il loro latte, come denuncia Realacci, «doveva essere trattato come un liquido tossico da smaltire».

(...)

Cosa sarà deciso? Soprattutto: chi prenderà queste decisioni? E sarà disposto a raccogliere davvero la sfida dichiarando guerra frontale alla camorra? Boh... Lo scaricabarile di questi giorni tra Antonio Bassolino e il governo, Rosa Russo Iervolino e Alfonso Pecoraro Scanio, assolutamente convinti che la colpa non sia affatto loro (o perlomeno vada spartita con tutti) e che dunque ogni richiesta di dimissioni sia pretestuosa, la dice lunga. Tutti colpevoli? Nessun colpevole.

(...)

Come ha scritto sul Corriere del Mezzogiorno Simona Brandolini, con la scusa dell'emergenza i dipendenti dei 18 consorzi di bacino sono via via aumentati fino a diventare ventimila: «Uno ogni 300 abitanti. La Lombardia produce più immondizia della Campania ma per ogni netturbino lombardo risultano esserci 25 netturbini campani ». [Avete letto bene: il rapporto fra netturbini campani e netturbini lombardi è di 25 a 1: uno si immagina che le strade di Napoli e della Campania dovrebbero essere linde e asettiche come sale operatorie, e invece..., NdR]

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Di più: «Quelli che devono raccogliere la "sfraucimma" (cioè il materiale di risulta dei cantieri) sono allergici alla polvere, quelli che devono selezionare il cartone non possono sollevare più di due chili causa un mal di schiena ben certificato». Per non dire di quanti hanno denunciato il Commissariato perché «non lavorando, si sono giocati lo stipendio a tressette».


Orbene, per quel poco che conosco i miei concittadini milanesi e i miei "quasi" concittadini veneziani una cosa so per certa: non dopo quindici anni, non dopo quindici mesi, non dopo quindici giorni ma già dopo quindici ore di disservizio inizierebbero a chiedersi che sta succedendo e ad esigere spiegazioni (e rimedi) dai responsabili.

Non che ci sia niente di straordinario, di eroico o di "genuinamente celtico-padano" (sic) in questo, badate bene: è semplicemente la reazione tipica di persone abituate a (o convinte di) vivere in un Paese civile:

- in nessun Paese civile (specifico a scanso di equivoci: Terzo e Quarto Mondo compresi) l'immondizia si accumula per metri di altezza e per chilometri di strade;

- in nessun Paese civile i camion della spazzatura devono essere scortati da pattuglie della polizia, manco trasportassero diamanti;

- in nessun Paese civile la popolazione aggredisce i poliziotti messi a difesa (sic) delle discariche pubbliche, mentre MAI nessuno si sogna di alzare un dito contro i camorristi e le loro lucrose discariche illegali;

- in nessun Paese civile la gente fa i blocchi stradali e ferroviari contro gli inceneritori e poi produce tonnellate di diossina e altre sostanze tossiche e cancerogene direttamente sotto casa propria, dritto nei polmoni dei propri figli;

- in nessun Paese civile gli impianti per la produzione di eco-balle per gli inceneritori sono gestiti in maniera tale da sfornare prodotti assolutamente inutilizzabili negli inceneritori stessi, addirittura contaminati da rifiuti speciali radioattivi;

- in nessun Paese civile la collusione e la commistione fra malavita e classe politica locale (e non solo) è tale da impedire qualunque intervento, anche minimo, su di un arco di tre lustri (15 anni);

- in nessun Paese civile le autorità pubbliche, locali, regionali e nazionali, osservano un costante aumento dei casi di tumori e di malformazioni dei feti direttamente collegabili alla situazione di gravissimo inquinamento ambientale e non prendono nessuna misura concreta per proteggere la popolazione e porre fine alla strage: anche queste sono "morti bianche", cosa credete;

- in nessun Paese civile i cittadini subiscono tutto questo per quattordici anni - anzi quindici, ormai: siamo nel 2008 - e non hanno nemmeno il coraggio civile di negare il proprio voto ai responsabili di questo scempio, salvo poi scendere in piazza a fare casino e a lamentarsi senza costrutto dopo averli riconfermati al governo locale con percentuali dell'ordine del 60-65%;

- in nessun Paese civile succede tutto questo: a Napoli e in Campania sì, e la responsabilità di tutto questo non la si può fare ricadere sempre e solo sulla camorra cattiva o sui politici corrotti, bisogna anche cominciare a dire che i napoletani e i campani sono - essi, in primo luogo - gli artefici del proprio destino.

Si diano una mossa, adottino comportamenti - privati, pubblici, elettorali - che dimostrino una reale volontà di non restare impantanati per sempre - e letteralmente - nella merda e allora le cose potranno cambiare, e anche più rapidamente di quanto si possa immaginare oggi.

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