domenica 12 giugno 2005

I tanti "più uno" che fanno la differenza

Editoriale de Il Riformista di sabato:

La legge dice che il referendum di domenica e lunedì sarà ritenuto valido se si recherà alle urne il 50% più uno degli aventi diritto. Quel «più uno» fa la differenza.

Intendiamoci: riteniamo, come tutti, che sarà molto difficile superare la fatidica e anacronistica soglia del quorum. In Italia è troppo facile convocare i referendum (bastano 500mila firme e una buona organizzazione professionale per raccoglierle) ed è troppo difficile renderli validi con un quorum così alto.

Tutto sommato, neanche alle elezioni politiche vota il 100% degli aventi diritti, la percentuale di astensionisti abituali, da indifferenza o da protesta, si colloca tra il venti e il trenta per cento. Sarebbe molto più logico calibrare la metà degli elettori, dunque, al numero di italiani che di solito, o magari nelle ultime elezioni politiche, esprimono davvero il loro diritto.

Pensateci: se il quorum fosse al 40% (la metà di quell’ottanta per cento o giù di lì che elegge il parlamento della Repubblica), il giochetto dell’appello all’astensione non avrebbe potuto andare sul velluto. I fautori del no avrebbero dovuto combattere in campo aperto per il no, per non rischiare, perché il 40% era più che raggiungibile, e forse sarà pure raggiunto.

Sarebbe stato più «fair»; e, soprattutto, sarà più «fair» in futuro per qualsiasi altro referendum, nel quale magari gli astensionisti di oggi fossero dall’altra parte della barricata.

In ogni caso, quel «più uno» può essere ognuno di noi: nell’incertezza, meglio recarsi alle urne. E se non lo si vuol fare per la legge 40, lo si faccia almeno per salvare questo istituto di democrazia diretta, il referendum, tanto vituperato eppure ancora oggi l’unico rimedio conosciuto a un grave vulnus tra una maggioranza parlamentare e la maggioranza del paese. Se gettiamo nel lavandino il referendum, consegniamo uno status di onnipotenza legislativa al parlamento che né la Costituzione né la logica gli riconoscono.

E poi, quel «più uno» può essere letto in tanti altri modi. C’è un «più uno» che può lanciare un segnale al parlamento, impegnarlo a cambiare la legge in futuro, anche se il quorum lunedì non ci fosse. Un 40% più uno sarebbe abbastanza forte da produrre questo effetto. C’è un «più uno» da assegnare nella gara tutta interna al centrosinistra: se le forze referendarie avranno un voto in più di quelli che normalmente sommano alle politiche, potranno dire che la loro battaglia è andata oltre il campo che rappresentano, e potranno parlare in un’eventuale futura maggioranza parlamentare di domani a nome di una fetta più vasta di società.

E c’è un altro «più uno» che conta. Se si accetta infatti che l’astensione fisiologica è tra il 20 e il 30, diciamo al 25, il fronte astensionista dovrà dimostrare di aver convinto al non voto una maggioranza degli elettori veri per dire di aver battuto il fronte del voto. Cento meno 25 fa 75. La metà di 75 è 37,5. Ogni percentuale di affluenza superiore al 37,5% potrebbe dunque essere presentata come l’espressione della maggioranza degli elettori, almeno di quelli veri.

Infine c’è un più uno che tutti danno per scontato ma che non è privo di significato: tra i voti validamente espressi si dice che vincerà con sicurezza il sì. Ma più schiacciante sarà quella vittoria, più forte sarà il segnale che ne verrà al parlamento che l’Italia non è soddisfatta della legge 40 e la vorrebbe cambiata. In caso di fallimento del quorum, infatti, il messaggio del corpo elettorale non sarà la decisione di tenersi la legge, ma un agnostico rinvio del problema ai rappresentanti del popolo.

Paradossalmente, la vittoria dell’astensione lascerebbe aperto il problema della fecondazione assistita più di quanto farebbe una vittoria del sì (che almeno indicherebbe con chiarezza, limitandoli, quali sono i punti da abrogare) e certamente più di una vittoria del no (che confermerebbe senza possibilità di ripensamenti la legge che già c’è).

Dunque il «più uno» conta. Conterà politicamente, e ci saranno molti «più uno» da contare lunedì sera. Vale dunque, in ogni caso, la pena di fare un salto al seggio.

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