domenica 5 gennaio 2003

Tel Aviv



Due palestinesi si sono fatti esplodere, a distanza di uno-due minuti uno dall'altro, in una zona particolarmente affollata di Tel Aviv.



La cosa è stata voluta, per ottenere il maggior numero di vittime possibile: la seconda esplosione infatti ha investito sia alcuni dei sopravvissuti alla prima, che tentavano di allontanarsi, sia i primi soccorritori arrivati sulla scena dell'attentato.



I morti sono almeno venti, i feriti una settantina - pare vi siano anche degli stranieri, sia tra i morti che tra i feriti.



I maiali che compiono queste azioni amano definirsi martiri, o eroi, e vengono solitamente definiti "kamikaze" dai mass-media.



Tutte definizioni fortemente errate: i kamikaze erano degli uomini, dei soldati che combattevano in nome della propria Patria e del proprio Imperatore, e lo facevano lanciandosi a viso aperto contro le navi militari nemiche, sotto il fuoco della contraerea - non si mescolavano vigliaccamente alle loro vittime innocenti su di un autobus, in una mensa universitaria, al'uscita da una funzione religiosa, al mercato.



Quanto ai martiri e agli eroi, nè gli uni nè gli altri in nessuna epoca storica hanno adottato comportamenti simili a quelli messi in atto da questi vigliacchi senza onore.



I palestinesi che si rendono responsabili di questi atti perdono anche il diritto di invocare come attenuanti o giustificazioni lo stato di guerra strisciante con Israele e l'occupazione da parte di questa di una parte dei Territori: non sono dei "combattenti" e neanche degli uomini, sono solo delle belve sanguinarie, degli animali addestrati a uccidere, senza coscienza nè dignità.



Corriere della Sera



CNN - Europe



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