lunedì 20 settembre 2010

Ripristinare la legalità

C'è un cialtrone di sindaco, in provincia di Brescia, che ha tappezzato il nuovo plesso scolastico del suo paese di simboli del "Sole delle Alpi", il simbolo della Lega Nord di cui è militante.

Alle prime rimostranze si è mostrato innocente come l'agnello pasquale e ha replicato che quello "non è un simbolo di partito ma un simbolo della tradizione, radicato da secoli nel territorio" e quindi non pensava di fare niente di male quando ne ho fatto mettere settecento (SETTECENTO) copie sui banchi, sui posacenere, sugli zerbini e all'ingresso del complesso scolastico sobriamente intitolato a Gianfranco Miglio.

Sarà ma, da lombardo, ho girato in lungo e in largo la mia regione, e non ricordo di avere mai visto il simbolo del sole delle Alpi (che fra l'altro a me, curiosamente, fa sempre venire in mente l'immagine di due foglie di marijuana disposte specularmente) prima dell'avvento della Lega. Ma forse ero distratto, chissà.

Dopo un certo, poco comprensibile, ritardo, il ministro Gelmini ha invitato il sindaco leghista a rimuovere i simboli di partito, e il nostro eroe celtico a questo punto ha risposto a muso duro che toglierà i simboli leghisti "solo se glielo chiederà Bossi".

Ora, a parte il fatto che prima questo genio ha cercato di spacciare la doppia foglia di ganja per un simbolo della tradizione, e quindi apolitico, e ora invece lo identifica come un simbolo leghista che solo il Grande Capo può ordinare di rimuovere dal sacro suolo padano, resta un "piccolo" particolare: l'esposizione di simboli di partito (o anche solo di parte) sugli edifici pubblici è espressamente proibita dalla legge.

La ratio è quella di tutelare la funzione degli edifici pubblici come strutture appartenenti alla (e rappresentanti la) comunità nel suo insieme, e non una sua parte - anche se questa parte rappresentasse per ipotesi il novantanove virgola novantanove per cento del totale dei cittadini.

Esempio classico è quello delle bandiere "della pace", quelle arcobaleno: anche quelle violavano la legge, e non importa se i pacifisti all'epoca sostenevano che "la maggioranza" dei cittadini era per la pace, si trattava comunque di un simbolo che rappresentava una parte e non il tutto, quindi illegale, quindi da rimuovere.

Di conseguenza, non ci sono dubbi: il sindaco di Adro è un cialtrone, e sta violando la legge - e Bossi non ha nessuna, proprio nessunissima voce in capitolo nella vicenda: l'unica voce da ascoltare e rispettare è quella della legge italiana, che per ora è in vigore anche sul sacro suolo padano, piaccia o non piaccia a chi, da Sindaco, dovrebbe rappresentare guarda caso proprio lo Stato italiano, e non le truppe leghiste o legaiole che dir si voglia.

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