venerdì 6 febbraio 2009

La Chiesa contro il Catechismo della Chiesa

In questi giorni le gerarchie vaticane stanno facendo pressioni di tutti i generi per impedire quello che squallidamente definiscono "l'assassinio" di Eluana Englaro.

Parlano di un essere umano "condannato a morte", e ribadiscono la contrarietà dei cattolici alla pena di morte e quindi, in questo caso, all'interruzione delle pratiche mediche che mantengono in "vita" il corpo che un tempo ospitava la mente e la persona di Eluana Englaro.

Okay, ma vediamo di cosa stanno parlando, consultando un documento che lorsignori dovrebbero conoscere molto bene, il Catechismo ufficiale della Chiesa cattolica:

2278. L'interruzione di procedure mediche onerose, pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati attesi può essere legittima. In tal caso si ha la rinuncia all'«accanimento terapeutico». Non si vuole così procurare la morte: si accetta di non poterla impedire. Le decisioni devono essere prese dal paziente, se ne ha la competenza e la capacità, o, altrimenti, da coloro che ne hanno legalmente il diritto, rispettando sempre la ragionevole volontà e gli interessi legittimi del paziente.
E ancora:

2279. Anche se la morte è considerata imminente, le cure che d'ordinario sono dovute ad una persona ammalata non possono essere legittimamente interrotte. L'uso di analgesici per alleviare le sofferenze del moribondo, anche con il rischio di abbreviare i suoi giorni, può essere moralmente conforme alla dignità umana, se la morte non è voluta né come fine né come mezzo, ma è soltanto prevista e tollerata come inevitabile. Le cure palliative costituiscono una forma privilegiata della carità disinteressata. A questo titolo devono essere incoraggiate.
Quindi quello che è valso, tanto per citare un nome a caso, per Papa Wojtyla, vale esattamente alla stessa maniera per Eluana Englaro - o no?

Quanto poi alla "inaccettabile" pena di morte a cui sarebbe stata condannata Eluana, o meglio il suo cadavere artificialmente tenuto in vita, il Catechismo della Chiesa cattolica (sempre lui) si esprime così:

2267. L'insegnamento tradizionale della Chiesa non esclude, supposto il pieno accertamento dell'identità e della responsabilità del colpevole, il ricorso alla pena di morte, quando questa fosse l'unica via praticabile per difendere efficacemente dall'aggressore ingiusto la vita di esseri umani.

Quindi non è vero neanche che la Chiesa cattolica ripudia, sempre e comunque, senza se e senza ma, la pena di morte: non è strano che invece in questi giorni i rappresentanti del Vaticano sostengano a spada tratta il contrario? Non che questo c'entri qualcosa, in concreto, con la pretesa di ostacolare le sentenze della magistraura e prima ancora la volontà della stessa Eluana, ma si sa: definire quello che sta succedendo come "l'esecuzione di una condanna a morte" in un Paese che nella sua Costituzione, a differenza del Catechismo cattolico, esclude la pena di morte fa sempre un certo effetto sul piano retorico...

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