martedì 13 novembre 2007

Cronache da un paese normale


Gabriele Sandri è stato ucciso da un poliziotto, non da tifosi avversari: per una volta il calcio non c'entra. O meglio, non c'entraVA, perché ci hanno pensato la Polizia e il Ministero dell'Interno a trasformare tutto in una questione (pseudo)calcistica.

Il poliziotto

Il poliziotto è responsabile su tutta la linea. Vede una rissa, o un principio di rissa, nel parcheggio dell'autogrill sull'altro lato dell'autostrada e che fa? Tira fuori la pistola e spara prima un colpo in aria, poi - secondo un testimone oculare - un colpo praticamente ad altezza d'uomo che attraversa le corsie di un'autostrada trafficata (si era in pieno giorno) e poi va a colpire il finestrino posteriore di un'auto e trapassa da parte a parte il cranio di un ragazzo che, pare, non aveva neanche partecipato al diverbio perché stava dormendo in auto dopo una notte trascorsa a fare il dj in un locale romano.
Ora, per un comportamento del genere non ci possono essere scusanti o attenuanti di sorta: non c'era niente nella situazione e nelle circostanze che autorizzasse l'uso di forza letale da parte dell'agente della Stradale.
Per dirla tutta, non c'era niente che autorizzasse anche soltanto la minaccia del ricorso alle armi: quell'agente non avrebbe neanche dovuto estrarre la pistola dalla fondina.
Non mi convince però l'ipotesi di accusare l'agente di omicidio volontario: un'arma a canna corta come la pistola d'ordinanza è, per definizione, imprecisa se usata da grande distanza.
A differenza di quanto si vede al cinema o in tv, riuscire a colpire qualcuno sparandogli con una pistola da una distanza superiore ai venti-trenta metri è un evento altamente improbabile, il classico "colpo fortunato" - in questo caso, un colpo tragicamente sfortunato: le probabilità di colpire alla testa quel povero ragazzo da una distanza di quasi ottanta metri erano infinitesimali.
In definitiva, l'agente ha agito in maniera sconsiderata, assolutamente al di fuori degli standard minimi di professionalità che un poliziotto in divisa dovrebbe rispettare, ma non aveva intenzione di uccidere: omicidio colposo quindi, con le aggravanti dei futili motivi e dell'abuso della forza.

La Polizia

La Polizia (e/o il Ministero degli Interni) è riuscita nel capolavoro di trasformare una banale rissa fra tifosi (non più di una decina in tutto, pare) in una battaglia campale fra tifoserie ultras organizzate, cosa questa che poi ha portato le suddette tifoserie a scendere in piazza, coalizzate, contro le forze dell'ordine e contro il CONI.
Nelle prime fasi dopo l'omicidio, infatti, le autorità hanno cercato di alterare la percezione delle responsabilità della polizia parlando (come riferito dai telegiornali) di "scontri fra opposte tifoserie in un autogrill", dando quasi l'idea di un autogrill devastato e messo a ferro e fuoco da orde di ultras, quando invece i dipendenti dell'autogrill hanno in seguito testimoniato che all'interno del locale non era successo letteralmente niente; come se non bastasse, le prime veline definivano il ragazzo ucciso "un ultras già noto alle forze dell'ordine, in quanto responsabile di precedenti atti di tifo violento": una notizia che si è poi rivelata completamente falsa, inventata di sana pianta.
Questo è quello che ha fatto scatenare ancora di più i cosiddetti "tifosi".

I "tifosi"

I "tifosi, ovviamente, mai come in questo caso non possono essere considerati tali: abbiamo visto all'opera piuttosto gruppi di squadristi, principalmente di estrema destra a giudicare dai cori e dai saluti fascisti, che hanno scatenato azioni di guerriglia urbana in più città, usando la morte di Sandri come pretesto per attaccare gli odiati poliziotti.
Questo è quello che è successo: non è stata una reazione "spontanea" per l'uccisione di un tifoso ad opera della polizia: la realtà è che bande di eversori hanno attaccato le forze dello Stato.
Se non si tratta di vero e proprio terrorismo organizzato, come ipotizzato in queste ore, ci siamo comunque davvero vicini: abbiamo visto accadere cose che negli anni di piombo, come ha sottolineato Cossiga, avrebbero "automaticamente" autorizzato le forze di polizia ad aprire il fuoco sugli aggressori.
Poteva essere un bagno di sangue.

5 commenti:

  1. Condivido pienamente quanto dici... E non sapevo se ridere o piangere quando ho letto dell'intervento di Amato che si vanta di ciò di cui si dovrebbe vergognare

    RispondiElimina
  2. due cose:
    uno-la pistola di ordinanza a cinquanta metri mette i colpi in venti-trenta centimetri, piu' che sufficienti per colpire una persona, poi ognuno tragga le sue conclusioni;

    due-cosa significa "abbiamo evitato una mattanza"? debbo pensare che qualcuno ha pensato di sparare addosso ai dimostranti? Ma siamo
    completamente fuori di testa !!

    RispondiElimina
  3. Sono stati i media più che le autorità a interpretare la vicenda in modo assai maldestro.
    La rissa c'è stata e la dinamica dell'incidente era ancora sconosciuta nei dettagli anche alle stesse autorità tanto che non è chiara neppure a due giorni dal fatto.

    Quanto al poliziotto è evidente che si tratta di omicidio colposo aggravato (il c.d. dolo eventuale).
    Parlare di omicidio volontario è fuori da ogni logica e assolutamente indimostrabile.
    Se si spara con una pistola ad un bersaglio posto a 70 mt per un certo tratto la traiettoria risulta essere ad altezza d'uomo anche se centri le gomme.
    Probabilmente era questa l'intenzione dell'agente.

    RispondiElimina
  4. Non e' vero!!!
    la palla della beretta di ordinanza in 9 mm, azzerata a
    quindici metri, ha un calo
    di traiettoria di 16 (sedici) centimetri a 7o mt !!
    Quando si parla si deve parlare con cognizione di causa, altrimenti si arriva a conclusioni errate....

    RispondiElimina
  5. x Alessio: Amato dopo Tangentopoli aveva annunciato il suo ritiro "definitivo" dalla politica attiva: purtroppo poi ha cambiato idea


    x Ermete:
    uno: questo aggrava la posizione dell'agente: potrebbe davvero rischiare l'incriminazione per omicidio volontario
    due: durante gli anni di piombo (io, come si suol dire, c'ero) i manifestanti sfilavano davanti alle caserme, lanciavano slogan e cori anche pesantissimi, a volte partiva qualche sasso o una molotov, ma mai hanno provato ad assaltare una caserma come è successo domenica a Roma - e questo perché in casi come questi, come ha ribadito Cossiga, le forze dell'ordine hanno tutto il diritto di difendersi (e di difendere l'ordine costituito) ANCHE aprendo il fuoco, se necessario: domenica poteva davvero succedere un macello, credimi

    x anonimo: grazie per l'intervento, ma la prossima volta firmati

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.