venerdì 15 settembre 2006

C'eravamo tanto amati

Ricordate i bei vecchi tempi quando la stampa estera veniva citata un giorno sì e l'altro pure per mostrare agli italiani quanto fosse brutto, sporco, cattivo e incapace il governo presieduto dal "neo-duce" Berlusconi?
La stampa straniera era, per definizione, una sorta di arbitro supremo, imparziale, assolutamente indipendente e super partes: tutte le critiche rivolte al governo Berlusconi, all'Italia o agli italiani (considerate tutte equivalenti: se una qualsiasi cosa non andava per il verso giusto in Italia, ovviamente non poteva che essere responsabilità di Berlusconi e della sua cricca di incompetenti) venivano immediatamente ed entusiasticamente riprese e ampliate dalla stampa e dai telegiornali (sì, proprio quelli "in mano a Berlusconi"); tutte le volte che un giornale straniero, fosse pure l'Almanacco del coltivatore di Kansas City, pubblicava un commento anche solo vagamente negativo sul governo, i giornalisti dei quotidiani "antropologicamente superiori", primi fra tutti Repubblica, l'Unità, Liberazione o il Manifesto, provavano una goduria tale nel riportare la notizia da scatenare in loro orgasmi multipli.
Ogni reazione critica o alzata di spalle da parte del centrodestra veniva bollata come insofferenza alle critiche, mancanza di senso della democrazia, gretto e volgare provincialismo, isolazionismo, autarchia mediatica, volontà di censura, sindrome dell'accerchiamento.
Bene, oggi che la stampa internazionale, e non l'Almanacco del coltivatore di Kansas City ma i più prestigiosi quotidiani mondiali, comprese corazzate dell'informazione come il Wall Street Journal, il New York Times e l'Economist, la mitica "Bibbia" del giornalismo libero e indipendente (così veniva definito, almeno, quando definiva Berlusconi "unfit": adesso la definizione non calza più, pare), pubblica articoli di fuoco contro l'incompetenza, la mancanza di trasparenza, l'ingerenza negli affari e nel libero mercato del governo Prodi (per la squallida vicenda Prodi-Telecom, ma non solo) come per incanto l'idillio va in frantumi, e per il centrosinistra italiano la stampa estera non è più libera, obiettiva, indipendente e autorevole ma nella migliore delle ipotesi è una congrega di vecchie comari pettegole che non capiscono niente e non sanno farsi gli affari loro, nella peggiore è diventata la longa manus di un "infame complotto demo-pluto-giudaico-massonico internazionale" - roba che neanche la Spectre.
Insomma, è scattata la classica sindrome cubana che colpisce la sinistra italiana ogni volta che va al governo: la nostra Amata Patria Socialista è circondata, assediata dalle brutali forze della Reazione Imperialista, il momento è grave, la Democrazia è in pericolo ma, poffarre, no pasaran! Spezzeremo le reni agli odiati imperialisti! Hasta La Victoria Siempre!
Ora, io vorrei tanto (eh, sì) credere a queste immani stronzate questi accorati appelli filo-governativi e fare la mia parte nella lotta contro la propaganda oscurantista e menzognera della plutocrazia, al limite arrivando anche a offrire il petto per fare da scudo contro le velenose pallottole di carta stampata sparate da quei golpisti del WSJ e dell'Economist, ma sfortunatamente non posso.
Sono troppo occupato a ridere.

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