giovedì 24 settembre 2009

Più tette (e meno diritti) per tutti

La notizia, di fonte ANSA, è questa:

La sezione di Lecce del Tar Puglia ha accolto il ricorso presentato dal Comitato cittadino 'Taranto futura' che ha chiesto l'annullamento delle nomine degli assessori della Provincia di Taranto perche' tutti maschi. Entro 30 giorni, hanno disposto i giudici, deve essere assicurata la presenza di entrambi i sessi nell'esecutivo. La giunta provinciale e' retta da Gianni Florido (centrosinistra).

Insomma, un altro colpo di piccone contro le fondamenta dello stato laico e liberale e la relativa civiltà giuridica.

La giunta provinciale di Taranto non è sbucata fuori da sotto un cavolo, e non è formata da alieni provenienti da Vega: è la Giunta uscita dalle recenti elezioni amministrative.

Dal momento che ha raccolto il voto della maggioranza dei votanti, dal momento cioè che è stata investita - come si diceva un tempo - del voto popolare, dal momento che ha ricevuto la delega degli elettori a governare in loro nome e per loro conto, non possono esserci dubbi sulla sua legittimità e sul suo diritto-dovere a governare in base al programma politico presentato in campagna elettorale, fermo restando il principio della rappresentanza degli interessi di tutti i cittadini, e non solo dei propri elettori, e il dovere civico di servire il bene comune.

La giunta provinciale di Taranto ha nominato i propri assessori, e fin qui tutto bene: chi vince e va al governo ha il diritto-dovere di formare la squadra di governo e di governare, e fin qui non ci piove.

Sfortunatamente la giunta (di centro-sinistra, ma questo è un dettaglio irrilevante) ha commesso un errore: nel pieno dei propri poteri, della propria legittimazione popolare e del proprio diritto-dovere a svolgere i compiti per cui è stata votata ha commesso l'errore di nominare solo assessori maschi.

Apriti cielo: il solito comitato di anime belle ha presentato il solito ricorso al TAR e il TAR, come ormai di regola per i TAR di mezza Italia, ha dato ragione al comitato: entro 30 giorni quindi "deve essere assicurata la presenza di entrambi i sessi nell'esecutivo".

Apparentemente una sentenza progressista, e a favore dei diritti della donna: in realtà una mostruosità illiberale, antidemocratica, contraria ai principi-base del moderno Stato laico occidentale e in prospettiva disastrosa per le donne, e non solo per loro.

Quello che questa sentenza sancisce, in pratica, è che esistono delle categorie di persone che contano più degli individui; che ci sono degli individui che possono, anzi devono accedere a incarichi e posizioni di responsabilità non per i propri meriti personali, non per il proprio curriculum, non per la propria biografia personale, ma perché, nel caso specifico, hanno le tette.

Tu, donna che diventerai assessore provinciale a Taranto, non otterrai la nomina perché i tuoi colleghi assessori e il presidente della Giunta provinciale siano convinti del tuo valore e delle tue capacità, ma perché la natura ti ha fornito un paio di tette: non stai vedendo tutelati i tuoi diritti, perché questa sentenza non ti riconosce nessun particolare diritto in quanto persona, ma in quanto appartenente alla categoria "donne".

Al TAR e al comitato "Taranto futura" (complimenti, bel futuro avete in mente) non frega niente di te come persona: tanto è vero che la sentenza non dice che nella giunta dovrà essere inclusa specificamente la Tal dei Tali o la Talaltra, ma una femmina purchessia, una vale l'altra, purché abbia le tette.

Ecco il discrimine stabilito da questa sentenza e invocato dall'eroico comitato: non importa se un organismo regolarmente eletto decide diversamente, nel pieno dei suoi poteri; non importa nemmeno l'eventuale livello di (in)competenza del futuro assessore donna; tutto questo è irrilevante, l'importante è nominare assessore un paio di tette purchessia, così da "tutelare" (sic) "i diritti delle donne".

Ma in uno Stato moderno, in uno Stato laico, in uno Stato di diritto non esiste un diritto differente per gli uomini e per le donne, non esiste un diritto differente per gli atei, per i cristiani e per gli islamici, non esiste un diritto differente per eterosessuali e omosessuali: esiste IL diritto di tutti gli individui, di tutti i cittadini, ad essere trattati esattamente come tutti gli altri e a vedere riconosciuti i diritti umani - i diritti umani, non quelli maschili o femminili o cattolici o islamici: se si comincia ad applicare un diritto diverso a seconda della classe o categoria o religione o sesso di appartenenza si viola la Costituzione (Art. 3: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”) e si avvia un processo di disgregazione e annullamento dello Stato di diritto di impronta laica e liberale negando il principio, fondamentale, dell'uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge.

Davvero un bel risultato, e per giunta ottenuto "con le migliori intenzioni": peccato che di buone intenzioni sia lastricato, notoriamente, l'inferno.

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