lunedì 28 settembre 2009

La superiorità morale degli intellettuali

L'altro giorno in Svizzera Roman Polanski è stato posto agli arresti su richiesta della magistratura USA per una accusa di stupro risalente ad alcuni decenni fa.

Polanski aveva stuprato una tredicenne a Hollywood, era stato arrestato, aveva trascorso un mese in galera ma poi aveva lasciato gli Stati Uniti prima del processo. Da allora non ha più rimesso piede negli USA, per sottrarsi all'arresto e al giudizio.
Alla fine è stato arrestato in Svizzera, su richiesta della Procura di Los Angeles.

Interessante - diciamo così - la reazione di molti "intellettuali", specie in Europa e in Italia: sostengono in sintesi che Polanski andrebbe rilasciato e "amnistiato" in quanto "intellettuale e grande regista".

Insomma, se uno stupratore (e pedofilo) fa l'operaio o l'impiegato non può vantare meriti speciali, tali da garantirgli solidarietà diffuse e una richiesta di impunità: se invece lo stupratore pedofilo in questione appartiene alla "casta" degli intellettuali questi ultimi dismettono i consueti panni da moralisti e lo giustificano, e al diavolo la troietta tredicenne - che peraltro, come ci assicura Polanski, "era consenziente": originale, mai sentito uno stupratore (e pedofilo) fare una affermazione simile.

Ecco quindi che intellettuali adusi a spiegare al volgo - cioè a noi - come si vive e come ci si comporta, e ad avanzare critiche moralistiche su tutto e su tutti, all'improvviso diventano di una tolleranza, di un laissez-faire, di un relativismo morale semplicemente insospettabili fino a ieri.

Begli intellettuali, davvero: se Hitler fosse stato dei loro, probabilmente a quest'ora avrebbero riabilitato anche lui - in fondo, era un vegetariano e dipingeva dei bei quadretti: non poteva essere poi tanto cattivo, no?


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