lunedì 8 ottobre 2007

Contro l'idea della "curtura de massa"

Durante la "notte bianca" parigina, resa ancora più effervescente (e alcoolica?) dai festeggiamenti per la vittoria della nazionale di rugby, uno o più sconosciuti hanno pensato bene d'introdursi in un museo e di danneggiare uno dei dipinti più famosi e apprezzati di Claude Monet, "Le pont d'Argenteuil".
Un atto di barbarie, sicuramente, ma non sarà certo l'ultimo: "il" problema vero è il problema della "curtura de massa" contemporanea, del consumismo coniugato col concetto (già di per sè idiota) di "vacanze intelligenti" che porta al fenomeno che abbiamo tutti sotto gli occhi: orde di ignoranti (nel senso che ignorano...) che invadono chiese, musei, città d'arte e alla fine guardano senza neanche capire quello che stanno guardando - perché nella stragrande maggioranza dei casi non hanno gli strumenti, non padroneggiano i linguaggi artistici ed espressivi, non conoscono niente del contesto in cui un'opera d'arte è nata e si è sviluppata e nella maggior parte dei casi neanche si pongono il problema. Alla fine qualcuno di questi beoti si ribella istintivamente a questo stato di cose - a questo "obbligo" di apprezzare, per forza di cose acriticamente, delle "cose" che non capiscono - e si sente in diritto di dire all'opera d'arte di turno rovinandola, violandone la - presunta, per loro - "sacralità": "ma tu che cazzo mi rappresenti? perché dovrei darti valore, darti importanza?".
Insomma, il problema è a monte: è nel basso livello culturale delle società moderne, nel basso amore per il bello - ma prima ancora nella scarsa o nulla abitudine al bello - dei nostri contemporanei. In attesa di un improbabile nuovo Rinascimento che coinvolga le mitiche "masse", il mio modesto parere è che bisognerebbe mettere in salvo - letteralmente - le opere d'arte facilmente trasportabili, sostituendole con delle copie, e bisognerebbe istituire rigide barriere d'ingresso e "numeri chiusi" per altre situazioni meno gestibili, come ad esempio le città d'arte o determinate aree monumentali.
Insomma, diciamocelo: la cultura, a differenza di altri beni più o meno "di consumo", non è "massificabile": una società, un modello di vita tutto sommato semplice e alla portata di tutti come quello consumista può trasformare miliardi di persone in "turisti" e "viaggiatori", scaricandoli alle Maldive o in Kenia a botte di voli charter, ma non può magicamente trasformarli in altrettanti viaggiatori alla Goethe o alla Stendhal o alla Lord Byron: non è neanche nei suoi obiettivi o nelle sue possibilità, per dirla tutta.

2 commenti:

  1. Come sono d'accordo con quello che dici... Massificazione: che parola orrenda!

    RispondiElimina
  2. brutta parola, per descrivere più brutta cosa

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.