giovedì 2 agosto 2007

10:25


Quel 2 Agosto ero in vacanza, quella mattina ero arrivato al mare, in Calabria, in una piccola villetta che dava direttamente sullo Stretto.
Le immagini uscivano da un vecchio televisore in bianco e nero e riempivano tutto, la stanza, la mente, i pensieri.
Suonava palesemente incredibile che un incidente, un qualunque incidente, avesse potuto provocare tutta quella distruzione, eppure la RAI (all'epoca la RAI era ancora peggio di com'è adesso) non si sbilanciava, e faceva sapere che le cause dell'accaduto "non erano chiare".
A me, come a tantissimi miei concittadini inchiodati davanti ai televisori, le cause apparivano invece abbastanza chiare - a Milano l'età dell'innocenza era già finita da un pezzo, dai tempi della bomba alla Banca Nazionale dell'Agricoltura: ormai quando si sentiva un botto sordo in lontananza il primo pensiero non era più che fosse scoppiata una caldaia del riscaldamento, non dopo Piazza Fontana.
Eppure, arrivata la sera, i giornalisti ancora continuavano a evitare di usare esplicitamente la parola "attentato" e a riferire, fra le varie ipotesi, quella dell'esplosione di "una
tubatura del gas" - salvo poi, in un soprassalto di dignità professionale, aggiungere sommessamente che però "non risultava" che sotto la sala d'attesa della stazione passassero delle tubature; il pavimento anzi poggiava direttamente su di un terrapieno, "secondo i Vigili del fuoco".
Io guardavo e ascoltavo quelle trasmissioni surreali, e sentivo l'impulso di gridare a quei giornalisti in evidente imbarazzo: "E ditelo, che è stata una bomba!".
Chissà quanti come me, quel giorno.

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