martedì 18 marzo 2008

La campagna elettorale finisce qui


Le dichiarazioni di Berlusconi e altri del centro-destra sull'intoccabilità sostanziale dell'attuale (contro)riforma pensionistica direi che hanno evidenziato l'inutilità di questa campagna elettorale, e del voto: una delle prime cose, se non la prima, che dovrebbe fare un governo appena decente sarebbe rivedere in maniera drastica il sistema pensionistico, altrimenti destinato al sicuro collasso. Con le pensioni "prodiane" se c'è una cosa sicura è che già gli attuali trentenni al momento di andare in pensione al massimo riceveranno - se saranno fortunati - l'equivalente, in potere d'acquisto, di 350-400€; a chi oggi ha vent'anni o poco più probabilmente l'INPS al momento di andare in pensione consegnerà un blocchetto di tagliandi del Gratta & Vinci, e buona fortuna.
In Germania, un Paese dove pure la situazione non è grave come da noi, una schiacciante maggioranza bipartisan la scorsa primavera ha deliberato in Parlamento di elevare l'età minima da 65 a 67 anni: qui, nel frattempo, l'età minima veniva riabbassata a 58 anni dopo avere toccato per alcuni mesi l'impressionante "vetta" di ben 59 anni, "quasi" 60...
Che dire? Se questo è l'approccio del governo "liberale" e "responsabile" a uno dei problemi più gravi e potenzialmente devastanti che il Paese si troverà ad affrontare da qui a pochi anni, figuriamoci il resto dell'azione governativa: a questo punto agli elettori rimane solo da decidere se preferiscono morire bruciati in padella o direttamente sulle braci - non vedo infatti, a questo punto, quale differenza sostanziale vi sia fra un voto a Veltroni e un voto a Berlusconi.
Per quanto mi riguarda quindi la campagna elettorale finisce qui: ha avuto il merito, se non altro, di chiarire definitivamente almeno una cosa, e cioè che con questa classe politica l'Italia non ha una sola speranza di farcela - altro che "rialzati Italia" o "si può fare": lo slogan giusto, bipartisan, che avrebbero dovuto adottare i due schieramenti è "tutto va bene, madama la marchesa", altro che.

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