martedì 4 settembre 2007

Aborto: Quod Erat Demonstrandum


E' dai tempi del referendum sulla procreazione medicalmente assistita che vado ripetendo che tutti i discorsi della Chiesa cattolica sulla sacralità e intangibilità del feto "fin dal primo istante dopo la fecondazione" avevano come obiettivo a medio-lungo termine la legge 194 sull'interruzione di gravidanza: finalmente ora la Chiesa esce ufficialmente allo scoperto, per bocca del cardinal Ruini.
Naturalmente le modifiche auspicate dovrebbero andare nel senso di "migliorare la legge, non di peggiorarla", ma questa frase va interpretata pensando a chi la pronuncia: qualunque cosa le gerarchie cattoliche considerino un "miglioramento" non può che essere, in concreto, un peggioramento della legge, visto che in contemporanea la Chiesa ribadisce che la legge sull'aborto "sarebbe meglio se non ci fosse", ma che "attualmente" non c'è "una situazione culturale e politica per la sua abrogazione".
Aspettiamoci quindi proposte tendenti a restringere il termine massimo entro cui la legge consente di abortire - non più tre mesi, ma meno - e a restringere il campo di applicabilità dell'aborto terapeutico, quello attualmente praticabile anche oltre il limite dei tre mesi; aspettiamoci anche una maggiore pressione sulle donne intenzionate ad abortire, in termini di obbligatorietà dei colloqui presso consultori o strutture equiparate- queste le mie ipotesi a caldo, almeno: vedremo cosa hanno in mente Ruini, Ratzinger e soci.
A margine, Ruini non ha perso occasione per fare ancora una volta miserabile sciacallaggio sul caso Welby il quale - lo ribadisco - non si è affatto "suicidato" ma ha semplicemente chiesto che venisse interrotto l'accanimento terapeutico: esattamente la stessa cosa che ha chiesto e ottenuto papa Wojtila, ma senza per questo - stranamente... - vedersi negare il funerale cattolico.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.