Ogni volta che l'Economist pubblica degli articoli più o meno critici nei confronti di Berlusconi e del suo governo in Italia fioccano le citazioni dell'
autorevole settimanale in lingua inglese, equiparato da certi organi d'informazione (?) e dai politici del centro-sinistra a una sorta di Bibbia contenente la Verità Rivelata.
Ora, sull'Economist è accessibile questo breve profilo di Romano Prodi:
Romano Prodi, Italy's prime minister from 1996 to 1998, became president of the European Commission in 1999 after the previous commission's mass resignation. Mr Prodi strengthened his presidential control and the role of commissioners. He also presided over the introduction of the euro and moves towards enlargement of the European Union. Aware of the EU's unpopularity, he has attempted institutional reform, with varied success. Mr Prodi's poor public-relations skills have alienated EU national leaders (including Tony Blair), who he feels are "sidelining" his commission. The commission president also continues to meddle—unacceptably—in Italian politics, where he leads the centre-left opposition in all but name.che rimanda a un articolo (registrazione premium content, a pagamento) che inizia così:
The re-entry manAllora, tutto chiaro?
Apr 1st 2004
From The Economist print edition
If the commission president wants to play Italian politics, he should resign
Secondo la Bibbia del giornalismo (e dell'ulivismo) mondiale, secondo quello che in certi ambienti italiani (alquanto provincialotti, diciamocelo) è considerato probabilmente il più autorevole giornale in circolazione, secondo l'inarrivabile e insindacabile Dispensatore di Verità Rivelate dei nostri zapateros alle vongole, "Se il presidente della commissione vuole fare politica in Italia, deve rassegnare le dimissioni".
Bene, che Prodi stia occupandosi della politica italiana e che stia gettando anche il suo peso istituzionale nella campagna elettorale è fuor di dubbio: dove sono le sue dimissioni, quindi?
E come mai in questa occasione non ho sentito citare l'Economist al TG3, o sulle prime pagine di Repubblica, de L'Unità, dell'Espresso e in cielo, in terra e in ogni luogo?
Perchè nessuno a sinistra, in questo caso, pare preoccuparsi del vulnus alle regole del gioco rappresentato da un presidente di commissione europea che, dall'alto della sua posizione e della sua carica istituzionale, fa campagna elettorale a favore di una precisa parte politica (già: guarda caso, la loro)?
Niente conflitto d'interessi, in questo caso? Niente abuso di potere e di carica istituzionale, questa volta? Niente minaccia alla democrazia, al diritto e alle istituzioni, a 'sto giro?
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