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mercoledì 1 febbraio 2012

Ma Rizzo Nervo c'è o ci fa?

Il CdA RAI nomina alla direzione del TG1 e del TGR un direttore vicino al PdL e uno vicino alla Lega e il consigliere Nino Rizzo Nervo (in quota alla sinistra, in particolare al PD) si dimette per protesta, denunciando il fatto che queste nomine "rappresentano l'ultima e per me insanabile ferita inferta all'autonomia del servizio pubblico dai condizionamenti asfissianti della politica" e chiede l'intervento della politica (ma quale? quella stessa degli "asfissianti condizionamenti"?) e delle istituzioni. 
Ora, i casi sono due: o Rizzo Nervo è un povero sprovveduto oppure è in malafede. 
Io propendo per la seconda ipotesi.
Non mi pare infatti possibile che uno come Rizzo Nervo, per la sua storia politica e per la posizione che occupa, possa non sapere che la RAI fin dalla sua nascita è stata sempre "occupata militarmente" dai partiti (nella Prima Repubblica da DC, PSI e PCI, ora da PdL, PD e Terzi Poli assortiti): la pratica si chiamava "lottizzazione".
Negli ultimi anni il termine è stato pudicamente e ipocritamente messo da parte, ma la pratica è tuttora in auge, forse anche più che in passato.
Fa specie quindi che uno come Rizzo Nervo, che siede (sedeva?) nel CdA RAI proprio grazie agli "asfissianti condizionamenti della politica" (nel suo caso, in particolare, del Partito Democratico) ora insorga contro quelle stesse pratiche lottizzatorie a cui deve la poltrona.
Fa ancora più specie che Rizzo Nervo insorga solo ora, in occasione di due nomine gradite ai "nemici" di PdL e Lega: non risulta nessun suo "soprassalto di dignità" in occasione di nomine gradite  alla sua parte politica.
Detto questo il vero problema, al solito, è la natura della RAI: l'unico modo per sottrarre (almeno parzialmente) la RAI al controllo dei partiti consiste nel privatizzarla: tutto il resto è ipocrisia e chiagnifottismo.

lunedì 22 novembre 2010

Un Bocchino al giorno leva Fini di torno

Dall'ANSA apprendo che Italo Bocchino ha dichiarato che in caso di elezioni Berlusconi non potrà usare il nome e il simbolo del PdL "perché sono in comproprietà con Fini".
La cosa interessante, però, è un'altra: Bocchino ha aggiunto che Berlusconi non potrà neanche utilizzare il nome "il vero centrodestra" perché, udite udite,
"dal 17 maggio scorso 'il vero centrodestra' e' stato registrato da noi all'ufficio marchi e brevetti di Roma. Una ragione in piu' che prova che il suo non sara' il vero centrodestra italiano"
Dal 17 Maggio: da subito dopo la vittoria del PdL e del centrodestra alle amministrative; dal 17 Maggio: mesi e mesi prima della rottura ufficiale col PdL e con Berlusconi e del patetico tentativo di accollarne la responsabilità ("che fai, mi cacci?") a quest'ultimo.
A questo punto c'è ancora qualcuno, fra gli elettori del centrodestra, che dubita del fatto che la rottura - il vero e proprio tradimento degli elettori del PdL e del mandato da loro conferito anche a Fini, prima ancora che di Berlusconi - sia stata voluta e progettata a tavolino da Fini, contro ogni buonsenso, contro gli interessi del centrodestra e dei suoi elettori e ancora prima contro gli interessi della governabilità e quindi del Paese?
Ora, grazie a Bocchino, abbiamo la conferma ufficiale del fatto che Fini non è altro che un viscido individuo, un omuncolo, un quaquaraqua che per motivi di invidia e di odio personale - resosi conto di essere destinato a rimanere un eterno numero due, o peggio- non ha esitato a tradire il mandato ricevuto dai suoi elettori e a gettare il Paese in una crisi di cui non si sentiva proprio il bisogno.
Sarebbe questo "il vero centrodestra" registrato "già dal 17 Maggio" (sic) "presso l'ufficio marchi e brevetti" (ri-sic)?
Ho come l'impressione che stabilirlo non spetti né a Fini nè al suo Bocchino personale né a un burocrate del suddetto ufficio ma agli elettori, come si usa in democrazia: solo andando al voto potremo stabilire chi rappresenti il "vero" centrodestra, e se gli elettori si riconoscono davvero nel "Futuro" e nella "Libertà" in versione finiana: un "futuro" di inciuci da Prima Repubblica, accompagnato dalla "libertà" di essere succubi di Bersani o Vendola - noti esponenti del "vero centrodestra", giusto?

venerdì 30 luglio 2010

Berlusconi-Fini (yawn)

Avevo pensato di scrivere un post sulla rottura Berlusconi-Fini (o meglio, sulla cacciata - sacrosanta - di Fini da parte di Berlusconi) ma ho deciso di soprassedere. Oggi sarà un tema più che abusato, sia fra i blogger di destra che di sinistra: non penso che sia così essenziale, quindi, far aumentare la quantità di commenti (e di fuffa) che verrà prodotta in rete.

Al massimo sarà interessante farsi un giro sui blog per leggere le varie reazioni: immagino che a sinistra prevarrà la tesi "nel PdL non c'è democrazia" (senti chi parla), mentre a destra scatterà la resa dei conti fra finiani e berlusconiani.

Mi aspetto che volino parole grosse e accuse incrociate fra i separati in casa del centrodestra, mentre a sinistra sarà tutto un beatificare il "compagno Fini", ora ufficialmente anche "martire della democrazia", e un denunciare la "deriva autoritaria" del PdL e in generale dell'intero Paese - in particolare, mi aspetto degli autentici acuti da parte dei dipietristi e del popolo rosso-viola: sono certo che sapranno superare se stessi.

Insomma, le solite cose, le solite miserie, il solito chiacchiericcio da bar sport: che barba che noia che noia che barba.

martedì 23 giugno 2009

Parlate piano, e non fate movimenti bruschi

E' questo il consiglio che si dà alle persone che si trovano di fronte uno squilibrato potenzialmente pericoloso.

Temo che ormai valga anche per (su)Dario Franceschini, il liquidatore fallimentare della formazione "a vocazione maggioritaria" (sic) che raccoglie il meglio (o il peggio, a seconda dei punti di vista) del cattocomunismo italiota.

Basta leggere il virgolettato delle sue dichiarazioni su Repubica™, sul Corriere e in ogni dove:

«Comincia il declino della destra. Sarà un percorso lungo ma con lavoro e impegno porteremo avanti un cammino di cambiamento del Paese»
«Non appena 15 giorni fa, il Pdl prevedeva di raggiungere il 45% alle Europee e di conquistare tutte le grandi città. Oggi invece Berlusconi è 10 punti sotto e c'è alle amministrative una tendenza a favore del Pd molto importante, in un momento in cui in Europa soffia un vento di destra». Una «inversione di tendenza», aggiunge Franceschini, che «per noi è una base di partenza per portare avanti un percorso di cambiamento nel Paese».

Allora, andiamo con ordine:

1) Quello che è successo quindici giorni fa è noto ormai a tutti, tranne a Pinocchio Franceschini: alle europee il Pdl è passato dal 37,4% delle politiche al 35,3% (- 2,1%), il PD è passato dal 33,2% delle politiche al 26,1% (-7,1%): è questa l'inversione di tendenza? è questo il declino della destra?

2) alle provinciali del 2004 su 60 province 9 erano andate al centrodestra, 51 al centrosinistra; oggi su 62 province (si è votato anche in 2 province istituite di recente) i numeri dicono centrodestra 34 (+25), centrosinistra 28 (-23): è questa l'inversione di tendenza? è questo il declino della destra?

3) alle comunali del 2004 su 30 comuni capoluogo 5 erano andati al centrodestra, 25 al centrosinistra; oggi su 30 comuni capoluogo i numeri dicono centrodestra 14 (+9), centrosinistra 16 (-9): è questa l'inversione di tendenza? è questo il declino della destra?

Secondo Franceschini, sì.

Aiutatelo.

giovedì 4 giugno 2009

Dichiarazione di voto

Fino a poco tempo fa avevo intenzione di non andare a votare, come l'anno scorso, ora invece voterò PdL, non tanto perché mi ci riconosca pienamente (anzi: piuttosto sono in sintonia con Facci) ma perché mi sono convinto che sia assurdo mantenere una posizione "neutrale" quando dall'altra parte si continua, come nei passati 15 anni, ad alimentare scientemente un clima da guerra civile strisciante.

A orientarmi verso il voto e non l'astensione è stato il livello di squallore e di inciviltà dimostrato da Franceschini e dalla sua cricca di sciampiste e di gossippari di professione.

Mi hanno convinto, per la prima volta, a votare non "per" qualcosa ma "contro" qualcosa: contro di loro, e contro tutto quello che hanno saputo esprimere in negativo in questi ultimi mesi.

Per la cronaca: se le cose non fossero andate così, la mia dichiarazione di voto stavolta sarebbe stata questa: