Si chiamava Antonio Amato, 35 anni, di Giugliano (Campania).
Da poco tempo lavorava al residence Oasis di Al Khobar in qualità di cuoco.
Un
cuoco.
Ora aspetto i commenti degli sciacalli collaborazionisti - sì: collaborazionisti - di casa nostra sulla morte (non la chiameranno "uccisione", loro) di questo "mercenario" armato di pentole e di spaghetti trafilati al bronzo.
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