venerdì 21 marzo 2003
Entrare in Irak è stato il meno, il difficile comincia adesso
Per il momento le truppe alleate non hanno incontrato, tutto sommato, molta resistenza.
I soldati iracheni in molte occasioni si sono arresi praticamente senza combattere, come da copione, e le colonne di mezzi americani e inglesi stanno attraversando il deserto in direzione Nord a una velocità media di 40-50 Km. orari - più veloci di così non potrebbero, neanche volendo.
Tutto bene, allora? Oggi o domani Bassora, dopodomani Baghdad?
Molto probabilmente no.
Innanzitutto non sempre i soldati iracheni, in queste prime ore di guerra, hanno scelto la resa: in alcuni casi anzi hanno impegnato le truppe alleate in pesanti combattimenti.
In secondo luogo, per ora gli anglo-americani hanno incontrato sulla propria strada solo le truppe dell'esercito regolare, notoriamente poco motivate, male addestrate, peggio equipaggiate e col morale rasoterra.
Certamente gli Stati Maggiori iracheni hanno valutato che sarebbe stato impossibile cercare di difendere l'intero territorio dell'Irak, e quindi molto probabilmente hanno concentrato i reparti di elite dell'esercito - i 120.000 uomini della Guardia Repubblicana - a difesa della capitale e (forse) di pochi altri centri strategici.
La "vera" battaglia di terra inizierà quindi solo quando le truppe alleate entreranno in contatto con le prime linee di difesa schierate intorno a Baghdad e agli altri obiettivi primari.
Solo allora potremo farci un'idea dell'effettiva durata del conflitto (giorni? settimane? mesi?) e del suo costo in termini di vite umane.
La mia idea è che il regime di Saddam cadrà nel giro di un paio di settimane al massimo, ma in mancanza - per l'appunto - di riscontri effettivi sul campo il mio per ora è più che altro un wishful thinking.
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