mercoledì 22 gennaio 2014

State sereni

Riporto qui di seguito quanto pubblicato da Ennio Flaiano in "Diario degli errori". E' una sorta di elenco dei temi che andavano per la maggiore nel 1968, "solo" 46 anni fa. Guardate cosa (non) è cambiato da allora a oggi, in quasi mezzo secolo.

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Nel 1968
I porti invecchiano
Venezia è sempre da salvare
L'Inps è assediata
Gli statali in sciopero
L'edilizia in crisi
Gli ortofrutticoli danneggiati dal MEC
Il turismo regredisce
Le acque sono inquinate
I treni ritardano
La circolazione in crisi
Lo sciopero dei benzinai
Gli studenti preparano la protesta
Rivolta nelle carceri
La riforma burocratica ferma
Napoli paralizzata
Sciopero dei netturbini
La crisi del latte
La pornografia in crisi
Il divorzio è in crisi
Crisi dell'istituto familiare
I giovani svedesi non si sposano più
La torre di Pisa ancora in pericolo
Il porto di Genova paralizzato
I telefoni non funzionano
Posta che non viene distribuita
La crisi dei partiti
La crisi delle correnti dei partiti
Lo Stato arteriosclerotico
Il Mezzogiorno in crisi
Le regioni in crisi
Il comune di Roma aumenta il disavanzo
Ferma la metropolitana a Roma
Duello di artiglieri a Suez
I colloqui di Parigi stagnano
Nel Vietnam si attende l'attacco
I cinesi preparano una sorpresa?
I negri preparano la rivolta?
Gli arabi preparano la guerra?
I russi nel Mediterraneo
De Gaulle in pericolo
La sinistra in crisi
La destra in crisi
Il centro-sinistra in crisi
Fine del parlamentarismo?
Il freddo ritorna.

martedì 4 settembre 2012

Facciamo due conti

1922 - 1945: 23 anni

1945 - 1968: 23 anni

1968 - 1992: 24 anni

1992 - 2012: 20 anni

Direi che ci siamo, quasi: l'Italia è quasi pronta per una delle sue periodiche, inutili, patetiche, inconcludenti, gattopardesche "rivoluzioni".

E' quella che io chiamo "la perenne rivoluzione italiana": una autentica rivoluzione, nel senso letterale di "movimento circolare che riporta al punto di partenza".

Si tratta solo di vedere chi "vincerà" questa volta: se, per dirla alla Flaiano, i fascisti di destra o i fascisti di sinistra.

Tutto il resto è folklore.

giovedì 14 giugno 2012

Gli italiani e la democrazia

Non solo gli italiani, come sostengo da tempo, non sono liberali: sono anche incompatibili con la democrazia.

Gli italiani, ben che vada, stravolgono la logica e gli istituti democratici, usano la democrazia contro la democrazia stessa. In Italia abbiamo tutti gli svantaggi dovuti alle degenerazioni della democrazia già paventate da Tocqueville e nessuno dei vantaggi sostanziali.

Nei Paesi occidentali la democrazia tutto sommato è stata un fattore di crescita civile ed economica: in Italia il suo stravolgimento è invece una causa del declino e del disfacimento del Paese.

Devo quindi ammettere che, effettivamente, la democrazia non si può esportare: men che meno in Italia.

Non tutti i popoli per storia, tradizione, indole, carattere nazionale, sono compatibili con la democrazia liberale, così come non tutti i popoli danno importanza alla libertà individuale: il nostro è fra questi.

Tanto vale prenderne atto, e prepararsi a veder tramontare questa finzione democratica.

Non siamo, già oggi, una democrazia occidentale, ma una pseudo-democrazia del Terzo Mondo: si tratta solo di vedere quando cadrà il velo della finzione.

mercoledì 13 giugno 2012

Ennio Flaiano

Così scriveva Ennio Flaiano nel 1976:

Il fascismo conviene agli Italiani perché è nella loro natura e racchiude le loro aspirazioni, esalta i  loro odi, rassicura la loro inferiorità. Il fascismo è demagogico ma padronale, retorico, xenofobo, odiatore di cultura, spregiatore della libertà e della giustizia, oppressore dei deboli, servo dei forti, sempre pronto a indicare negli « altri » le cause della sua impotenza o sconfitta.

Esattamente come gli italiani: il fascismo è la carta d'identità degli italiani, di tutti gli italiani - che, come osservava ancora Flaiano, si dividono tatticamente in fascisti di destra e fascisti di sinistra.

Aveva capito tutto, non c'è che dire.

sabato 2 giugno 2012

2 Giugno

2 Giugno: oggi si festeggia la Repubblica, non questo governo golpista e le corporazioni fasciste dei magistrati e dei giornalisti di regime.

giovedì 31 maggio 2012

Ieri e oggi

Ieri: oltre un anno fa, nel Febbraio del 2011, avevo scritto ad alcuni miei amici:

"In sintesi: a differenza degli utili idioti della sinistra (utili a quella magistratura che si illudono di poter controllare) so riconoscere un regime, specialmente quando lo vedo nascere in diretta, sotto i miei occhi.
Dopo anni e anni di guerra civile strisciante stiamo arrivando al golpe, neanche tanto strisciante.
Nei prossimi mesi e anni mantenersi nei confini della legge non solo risulterà inutile, ma pericoloso, e niente pare in grado di fermare questa deriva illiberale."

Oggi: dopo lungo tempo, sono andato a rileggermi la Dichiarazione d'Indipendenza americana, uno dei documenti più importanti della storia dell'umanità, e mi sono soffermato in particolare su questo passo:

"... La prudenza, in verità, detta che governi in vigore da molto tempo non siano cambiati per motivi futili e passeggeri; e conformemente l’esperienza ha mostrato che il genere umano è più disposto a soffrire, finché i mali siano sopportabili, piuttosto che raddrizzarsi abolendo le forme alle quali si è abituato; ma quando una lunga serie di abusi e di usurpazioni, mirate invariabilmente allo stesso scopo mostra il progetto di ridurlo sotto un dispotismo assoluto, è suo diritto, è suo dovere rovesciare tale governo e procurare nuove salvaguardie per la sua futura sicurezza."
Un diritto. E un dovere. 
Già.


Forlani e il 2 Giugno

Nelle ultime 24 ore Arnaldo Forlani è diventato un idolo del "bobolo della rede" perché nel 1976, in occasione del terremoto del Friuli, annullò la parata militare del 2 Giugno.

Gente che fino a ieri sputava per terra al solo sentire il nome di questo "coniglio mannaro" democristiano oggi sostituirebbe col suo viso quello del "Che" sulle magliette rosse d'ordinanza.
Su twitter la sua decisione viene sbandierata da tutti quelli che usano gli hashtag #no2giugno e #bloccare2giugno.
Peccato che sul Messaggero (edizione cartacea: per ora non l'ho trovato online) oggi si legga questa dichiarazione del nuovo idolo dei farlocchi centrosocialati:

"Sono d'accordissimo con la decisione di Napolitano di far svolgere una parata sobria. Non farla non avrebbe portato risparmi perché la macchina organizzativa era già partita. Nel '76 avemmo più tempo per prendere la decisione e non era stata stanziata ancora una lira."

Bene, i tardivi fan del coniglio mannaro sono serviti.