venerdì 12 dicembre 2003

Appello del comitato promotore del referendum sulla fecondazione assistita


logo del comitato referendario



Il Riformista ha aperto un sito web, http://www.comitatoperilreferendum.ilriformista.it/ che ospita il seguente appello:
Questo è un appello a non lasciare che l'Italia si tenga la legge sulla fecondazione assistita votata dal Parlamento. Ci sono momenti, e argomenti, nei quali la rappresentanza eletta non interpreta lo spirito pubblico e la maturità dei rappresentati. Di più: la legge introduce discriminazioni, combina pasticci, arreca danni, condiziona la libertà della ricerca, renderà persone e coppie infelici. È una legge fatta male che nasce già vecchia. Come tutte le leggi di questo genere, sarà aggirata, violata, produrrà fenomeni di turismo fecondativo, perché basterà andare altrove in Europa per eluderne i divieti. Noi non ci ribelliamo in nome della laicità dello Stato, ma della modernità e della parità di trattamento giuridico. Si può essere un paese cattolico e avere una legge migliore (vedi la Spagna). Rispettiamo il punto di vista dell'etica cattolica, ma siamo certi che si può rispettarlo senza danneggiare chi non la condivide.

Si poteva fare, e non si è fatto per ragioni politiche.

Ci sono due modi per rammendare questo strappo.

Il primo è una nuova legge. Da domani, parlamentari di tutte e due gli schieramenti hanno il diritto, e il dovere, di proporre un altro testo, che modifichi quello approvato. Non deve, non può finire qui.

Il secondo modo è un referendum abrogativo. Noi non siamo dei fans dello strumento referendario. Né ci piacciono le guerre di religione. E però, soprattutto quando si tratta di diritti soggettivi, e di ingerenza dello Stato in quei diritti (il diritto soggettivo qui in discussione è il diritto alla cura della sterilità) crediamo che il paese abbia diritto a un dibattito informato e ampio, per capire, per comprendere e per farsi un'opinione, cosa che il dibattito parlamentare, così strumentale e confuso, non ha consentito.

Un referendum abrogativo potrebbe essere proposto senza lasciare un vuoto legislativo: è cioé possibile abrogare alcune parti della legge, quelle relative ai divieti più insensati e ingiustificabili, lasciandone in piedi l'efficacia regolatoria, perché la materia va regolata.

Crediamo dunque giusto invitare i nostri lettori, le forze politiche, le associazioni culturali, a mobilitarsi per un'iniziativa referendaria.

Fateci conoscere la vostra opinione, aderite all'appello.




Per adesioni: redazione@ilriformista.it



Tel. 06 684361 ext 207 233



Link: http://www.comitatoperilreferendum.ilriformista.it/



giovedì 11 dicembre 2003

Prossimo obiettivo: la legge 194


Giusto ieri, parlando della legge sulla fecondazione assistita con degli amici, avevo posto loro la seguente domanda, chiaramente retorica: secondo voi, una volta approvata questa legge, quante ore passeranno prima che Buttiglione - o chi per lui - si "accorga" che adesso una legge dello Stato fa coincidere la nascita dell'essere umano con il momento del concepimento, e chieda che la legge 194 sull'interruzione di gravidanza venga rivista - o, meglio ancora, abrogata - di conseguenza?



Sono stato facile profeta: già stamane, a legge non ancora approvata definitivamente, il Corriere della Sera cita già prese di posizione di questo tenore:
"Adesso è il momento di rivedere la legge sull'aborto" comunica infatti l'Udc Maurizio Ronconi; appoggiato da D'Onofrio: "Con la norma sulla fecondazione assistita è come se culturalmente l'avessimo già modificata: abbiamo spostato indietro il momento della nascita della persona".
Bravi, complimenti: poi si arrabbiano quando sentono dire "vatican-taliban". Non dovrebbero: non è un'offesa, è solo una constatazione.



Fonte: Corriere della Sera.



mercoledì 10 dicembre 2003

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Riporto il post apparso poco fa sul blog di Omar, "Iraq The Model" (il grassetto è una mia aggiunta):
The Iraqi people spoke today.



Today's demo. was organized by anti terrorism popular committee (an independent organization).

Here are some snap shots from today's rallies:

:: This time we were(according to the most pessimistic al-Jazeera)more than ten thousands.

:: All Iraqi ethnic and religious groups were there, Arab, Kurd, Sunni, shia, Turkomen, Assyrians. The demo. was well protected by IP (IP=Iraqi Police, NdR) and US army helicopters.

::each party had its own slogans, but every one agreed on condemning Saddam, terrorists, Ba'athists, the Arab media and the interference of Iraq neighbors in Iraq.

:: There were about 150 people (most of them were teenagers) condemning the American occupation, and considered Americans as the real terrorists.

:: People were carrying signs saying:

-No to terrorism, no to Saddam, yes to peace.

-No to the Ba'athists, no to the terrorists, yes to democracy.

-dictatorship will never return.

-Bribee Arab channels; shame on you to show terrorism as resistance.

-Sunni and shia are united to build Iraq.

-Stop using religion and nationalism to justify terrorism.

-Islam is against violence and terrorism.

-Al-Jazeera+al-Arabiya = terrorism.

-Thank you IP.

:: Parties that marched on the demo.:

-Iraqi communist party.

-INC.

-SCIRI.

-KDP.

-PUK.

-INA.

-Al-Da'wa party.

-Iraqi Islamic party.

-Independent democrats' congregation.

-Iraqi democratic trend.

-The Iraqi Turkomen front.

-Iraqi Assyrian democratic movement.

-Iraqi medical association.

-Iraqi dental association.

-Iraqi workers union.

-Iraqi women association.

-Iraqi human rights organization.

-Iraqi farmers union.

-Iraqi independence party.

And many independent individuals like us.

I woke up early this morning, Zeyad came by, and the four of us( Ali, Mohammed, Zeyad and I) went to al-Tahrir sq., we found nothing there(the location from which the demo. was supposed to start was not announced)so we had to ask the police man in the street about it.

he told us to head towards al-Fatih sq.(infront of the Iraqi national theater), we went there, and we found a couple of hundreds there, all of them representing the Iraqi communist party, we were very disappointed in the beginning, but as time passed, the crowd grew bigger and other parties joined.

after 2 hours, the crowd was so big, I couldn't guess the number, but it seemed like the whole Iraq was there, men, women, children, young and elderly of different socio-economic levels, cheering the same slogans in different languages(Arabic, Kurdish, Turkomen, Assyrian). They looked very happy and free, despite the risks of being targeted.

No body seemed to be afraid, in fact today I felt safer than ever.

I didn't expect such a response from the Iraqi people after all the terror they have suffered-and still suffering- from. To me it was a total success. I hope more brave steps will follow.
Commenta un altro blogger, su Healing Iraq:
A great day for Iraq

The rallies today proved to be a major success. I didn't expect anything even close to this. It was probably the largest demonstration in Baghdad for months. It wasn't just against terrorism. It was against Arab media, against the interference of neighbouring countries, against dictatorships, against Wahhabism, against oppression, and of course against the Ba'ath and Saddam.
Sono felice che le cose siano andate bene, senza attentati o provocazioni da parte dei seguaci di Saddam.



Vedo anche che gli iracheni sono perfettamente consci dell'effettivo grado di "obiettività" di televisioni quali Al-Jazeera e Al- Arabiya - solo i giornalisti occidentali e la sinistra "resistente" continuano a considerarle le uniche e sole dispensatrici della Verità Rivelata: e cominciare a nutrire qualche dubbio, in proposito?



Un saluto agli amici iracheni, e alla prossima manifestazione.



La strana Crociata di Ferrara


Trovo francamente incomprensibile la posizione che il laico Giuliano Ferrara ha assunto sulla legge sulla procreazione medicalmente assistita.



Cito dall'ormai noto editoriale dell'elefantino:
Il problema è uno solo: autorizzare o non autorizzare un trattamento selettivo e intrinsecamente demoniaco degli embrioni, autorizzare o non autorizzare la famiglia artificiale. Da questo punto di vista, più sorvegliata e severa è la legge, meglio è.



(...)



La deputata di sinistra Gloria Buffo ha detto ieri che bisogna difendere "uno dei diritti umani fondamentali, la possibilità di avere un figlio o meno". Altrimenti la legge è "crudele". Chiunque, in qualunque condizione si trovi, ha diritto di avere un figlio e di averlo sano, con l’aiuto della scienza biomedica; e chiunque ha il diritto di rifiutarlo. Ma siamo matti?



(...)



Non è in questione la religione, che pure ha diritto di esistere e di farsi sentire. È in questione una elementare riflessione civile sul mondo e sull’umanità nell’epoca della scienza dispiegata. Pensate di avere spiegato bene, a voi stessi e agli altri, le conseguenze dell’abolizione biomedica, nel crogiuolo confuso della famiglia artificiale, di concetti come la paternità, la maternità, la fraternità? Pensate di potere abolire senza spiegazioni etiche la sorprendente casualità dell’esistenza? Dove sta la salute se la vita è cosa, progetto di laboratorio socialmente impazzito, catalogo e classificazione delle opzioni per un consumo e una produzione di figli à la carte?
Opinioni e timori che si possono o meno condividere (anch'io guardo con estrema preoccupazione a certi processi che fanno pensare effettivamente al possibile diffondersi nella nostra società di una eugenetica di stampo francamente nazista) ma, per dirla con Christian Rocca, cosa hanno a che fare, nello specifico, con la legge in discussione in questi giorni?



La legge sulla "procreazione medicalmente assistita" non ha per oggetto la creazione, mediante adeguata selezione degli embrioni, di una neo-razza di super-ariani alti, biondi, con gli occhi azzurri, tendenzialmente dediti a bere birra bavarese e a odiare noialtri "esseri inferiori"; la legge ha (o dovrebbe avere) per oggetto la definizione di norme giuste, chiare, valide per tutti, aventi come scopo favorire, in caso di necessità, la procreazione assistita: nessuno ha mai parlato di figli à la carte, progettati a tavolino e "commissionati" al medico di turno, così come si commissiona all'architetto di turno la seconda casa in montagna o al mare.



Il punto è che questa legge, con la scusa della regolamentazione, rende di fatto quasi impraticabile la fecondazione assistita nel nostro Paese.



Alcuni esempi:



a) prevede che alla donna possano essere impiantati tre e soltanto tre embrioni; pare ignorare che in molti casi sono necessari molti più impianti - molti più tentativi - per ottenere una gravidanza;



b) una volta avviato il processo non è più possibile arrestarlo: anche nel caso la donna cambiasse idea, l'embrione va salvaguardato - poi, eventualmente, la donna potrà decidere di correre ai ripari abortendo, come da legge 194: ma siamo pazzi? Sopprimere un embrione di poche ore no, abortire in un secondo tempo (con tutto il dolore e i traumi che comporta) sì?;



c) è vietata la fecondazione eterologa: in pratica, una donna può essere fecondata solo dal seme del marito: mi pare un ottimo incentivo a quella forma tradizionale di fecondazione eterologa comunemente nota sotto il nome di adulterio;



d) la legge vieta nella maniera più assoluta la ricerca scientifica sugli embrioni, anche quella a fini terapeutici, fatta per mettere a punto nuove cure e nuovi medicinali;



e) la legge proibisce i test pre-impianto sugli embrioni: la donna deve accettare i famosi tre embrioni a scatola chiusa, non può sapere a priori se uno o tutti questi embrioni potranno farle dare alla luce bambini malformati o affetti da patologie gravissime; anche qui, la legge prevede la possibilità dell'aborto terapeutico: insomma, scartare un embrione che presenta evidenti malformazioni no, costringere una donna al quinto mese di gravidanza ad abortire sì, questo viene considerato più "umano" sia per la donna che per il feto, evidentemente;



f) l'embrione viene considerato a tutti gli effetti un essere umano, e gode degli stesi diritti di un essere umano adulto; chiosa Rocca: ...Per cui se già prima dell'impianto il medico si accorge che gli embrioni sono destinati a morire, questi non vengono messi da parte e magari destinati alla ricerca, giammai, dovranno essere impiantati ugualmente, e per legge, nell'utero della ragazza per lasciarli ivi morire. Dentro il corpo, anziché in laboratorio. E chi se ne fotte dei raschiamenti e delle aspirazioni e dei ricoveri in clinica. Il principio dell'avete-voluto-la-bicicletta-ora-pedalate è barbarie civile e giuridica. Come dargli torto?



Inoltre, se per questa legge un embrione di poche ore o di pochi giorni è un essere umano "completo" allora, viene da chiedersi, un feto di 10-12 settimane o più, come quelli di cui si occupa la legge 194 sull'interruzione della gravidanza, che cos'è?



Credo che, nell'ottica di questa legge, la risposta sia implicita e non lasci spazio ad interpretazioni: anche quello citato nella 194 è un essere umano, e quindi...



Ora, se fossi convinto che un embrione, un ovulo appena fecondato fosse già a tutti gli effetti un essere umano, sarei il primo, sia pure da ateo, a salire sulle barricate in difesa del diritto alla vita di un essere umano sì fragile e indifeso: il punto è che non ci credo, non credo che un ovulo appena fecondato, un embrione di pochi giorni o settimane sia a tutti gli effetti un essere umano nel senso pieno della parola.



La scienza mi dice che un embrione si trasforma in un essere dotato di quelle caratteristiche che ci rendono esseri umani, e non cani o mucche o coccodrilli, solo dopo un lungo cammino evolutivo: è solo da un certo momento in poi che il feto sviluppa una struttura anatomica, una struttura cerebrale e dei comportamenti che lo rendono non più simile a un fossile vivente (nelle prime fasi l'embrione ripercorre nel ventre materno il cammino evolutivo della nostra specie, tanto che a un certo punto è dotato di branchie come i nostri più lontani antenati marini) ma a un bambino "umano".



Ecco, per me il feto diventa "umano", diventa una persona, un portatore di diritti solo da quel momento: prima non è altro che una promessa, una potenzialità.



I cattolici considerano la cosa dal punto di vista della loro religione, e ritengono invece che un ovulo appena fecondato sia già una persona umana portatrice di diritti inalienabili: questo è il punto di vista loro personale e della loro religione, e lo rispetto; ma non possono pretendere di imporre il loro punto di vista anche a chi la pensa diversamente.



Questa legge, ritagliata su misura sulle tesi cattoliche e del Vaticano, imporrebbe anche al resto dei cittadini di agire, di comportarsi secondo il punto di vista cattolico, o di pagarne le conseguenze, anche penali: una cosa inaccettabile, in uno Stato laico.



In uno Stato laico, una legge giusta e non assurdamente punitiva nei confronti delle donne e delle coppie dovrebbe mettere a disposizione di chi vuole avere figli gli strumenti per farlo (ovviamente fissando i necessari paletti dettati dal buonsenso: la prospettiva di mamme-nonne ultrasessantenni, ad esempio, non sorride neanche a me): a quel punto, chi non è d'accordo con la pratica della fecondazione assistita, come ad esempio i cattolici, non dovrebbe fare altro che, coerentemente, evitare di servirsi degli strumenti messi a disposizione dalla legge, proprio come oggi una donna cattolica, in caso di gravidanza indesiderata, è liberissima di non abortire: punto e basta.



Dove sarebbe lo scandalo? Dove sarebbe la catastrofe? Lo scandalo è semmai questa legge, che vuole imporre comportamenti dettati da una particolare fede religiosa anche a tutti gli altri cittadini italiani.



martedì 9 dicembre 2003

Questo Ferrara non mi piace


Bocca grande, alito cattivo, sguardo subdolo; il resto ve lo dico domani.



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This web page supports the Iraqi anti-terrorism demonstration on 10.12.2003



This web page supports right of the Iraqi people for a better future.



This web page supports peace, freedom and democracy in Iraq.




Una risposta a chi, in Italia, sta raccogliendo fondi a sostegno dei terroristi assassini di Nassiriya.



Link: support the Iraqi anti-terrorism demonstration.



Escalation nella guerra fra Microsoft e Lindows


La causa fra Microsoft e Lindows per violazione di marchio commerciale (secondo Microsoft il nome "Lindows" sarebbe troppo simile a "Windows" e potrebbe quindi ingenerare confusione - sic - fra i consumatori) si terrà negli Stati Uniti nel marzo 2004: nel frattempo Microsoft, per non perdere l'allenamento, ha deciso di minacciare cause simili contro Lindows anche in Belgio, Olanda, Lussemburgo e Svezia.



La lettera inviata dal gigante di Redmond a Lindows e ai suoi rivenditori nei quattro Paesi europei chiede l'immediata cessazione della vendita di "software con marchio Lindows" e minaccia, in caso di inadempienza, non meglio specificate azioni legali.



I legali di Microsoft chiedono altresì che il sito www.lindows.com "venga reso inaccessibile" (sic) ai cittadini residenti nel Benelux.



Il CEO di Lindows, Michael Robertson, ha dichiarato in proposito che è tutta una tattica di Microsoft per far spendere a Lindows ingenti somme sul fronte legale, nel tentativo di strangolare finanziariamente la società - certo non una tattica particolarmente originale, da parte di Gates e compagni, e già messa in atto in passato contro altri concorrenti scomodi.



Per raccogliere fondi da destinare a cause legali come quelle intentate o minacciate da Microsoft, Lindows ha avviato lo ChoicePC.com project: in cambio del versamento una tantum di 100$ i sottoscrittori otterranno una licenza a vita di Lindows e l'accesso a tutti i servizi online offerti dalla compagnia.



Fonte: News.com.