Stamattina Gino Strada era ospite di Fabio Volo su Radio DeeJay . Dopo essersi informato sull'attività dell'ospedale di Emergency a Kabul, Fabio Volo ha chiesto a Gino Strada se c'è, secondo lui, un modo per far tornare la pace in Afghanistan.
La risposta di San Gino è stata: "Non serve essere un genio, non serve essere Einstein per capire quello che le persone perbene capiscono benissimo: per far cessare la guerra basta non fare la guerra (e quindi, sottinteso, ritirarsi dall'Afghanistan, NdG)".
In effetti Strada ha proprio ragione: per far cessare la guerra in Afghanistan basta "smettere di fare la guerra".
A quel punto i talebani, che sotto sotto in realtà sono dei simpatici bonaccioni traboccanti benevolenza da ogni poro, deporranno a loro volta le armi, rinunceranno al proposito di prendere il potere con la forza e di istituire un regime integralista islamo-nazista, lasceranno la spada per l'aratro e dopo una dura ma gratificante giornata di lavoro nei campi faranno tanti bei girotondi mano nella mano cantando "imeginoldepipol".
Diciamocelo: per non capire queste verità auto-evidenti bisogna proprio essere delle rozze, ottuse e malfidate persone permale.
Come me, ad esempio.
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lunedì 30 gennaio 2012
sabato 9 ottobre 2010
Afghanistan: quattro italiani uccisi e uno ferito
Quattro alpini sono rimasti uccisi e uno ferito in modo grave in un attentato contro il loro mezzo blindato Lince nella valle del Gulistan, nella provincia di Farah.
I nostri militari erano a bordo di un blindato Lince in servizio di scorta a un convoglio di 70 camion civili. Gli automezzi rientravano verso ovest dopo aver trasportato materiali per l'allestimento della base operativa avanzata di Gulistan, denominata Ice. L'attentato e' avvenuto a circa 200 chilometri a est di Farah, al confine con l'Helmand.
I nomi dei caduti e del ferito non sono ancora stati diffusi.
I nostri militari erano a bordo di un blindato Lince in servizio di scorta a un convoglio di 70 camion civili. Gli automezzi rientravano verso ovest dopo aver trasportato materiali per l'allestimento della base operativa avanzata di Gulistan, denominata Ice. L'attentato e' avvenuto a circa 200 chilometri a est di Farah, al confine con l'Helmand.
A quanto risulta il blindato Lince è stato investito dall'esplosione di uno IED (Improvised Explosive Device) ad altissimo potenziale ed è andato praticamente distrutto; in seguito sul mezzo sono stati sparati anche colpi di arma da fuoco.
Gli altri soldati italiani di scorta al convoglio avrebbero messo in fuga gli aggressori; l'alpino ferito è stato evacuato con un elicottero ISAF e portato inizialmente nella base di Delaram, ma potrebbe in seguito essere trasferito nel più attrezzato ospedale di Farah.
I nomi dei caduti e del ferito non sono ancora stati diffusi.
domenica 3 maggio 2009
Nessun biasimo
Una ragazzina di 13 anni è morta oggi in Afghanistan, colpita a quanto pare dal fuoco esploso da una unità militare italiana.
Secondo quanto riferito all'ANSA dal generale Rosario Castellano, comandante della Brigata Folgore e del contingente italiano ad Herat, tre mezzi degli Omlt, quelle squadre che si occupano dell'addestramento dell'esercito afghano, si stavano dirigendo lungo la Ring Road all'aeroporto di Herat, dove c'é il quartier generale del Regional Command West, a guida italiana: "A circa quattro chilometri da Camp Arena il convoglio ha avvistato una vettura civile che procedeva in senso opposto a forte velocità. I militari hanno attuato immediatamente tutte le procedure previste di allertamento: clacson, abbaglianti, anche un razzetto luminoso.
Poi sono stati esplosi dei colpi in aria, ma l'auto non si fermava né rallentava. E' stato quindi sparato a terra, al lato della vettura. Infine, quando era a meno di dieci metri un mitragliere ha aperto il fuoco sul vano motore. Sempre secondo le procedure, il convoglio militare ha proseguito senza fermarsi, avvisando poi la polizia afghana, che è intervenuta sul posto. Solo in un secondo momento abbiamo saputo che una bambina era morta e che gli altri occupanti della vettura erano rimasti feriti".
Dal canto suo lo zio della ragazzina, che era al volante dell'auto colpita, tenta di giustificare il fatto di non avere rallentato e di non essersi fermato nonostante i segnali di avvertimento sostenendo che pioveva molto forte e che la visibilità era pessima - cosa però che non gli aveva impedito di correre a forte velocità, a quanto pare.
Direi che, almeno stando a quanto risulta finora, si è trattato di una fatalità: gli italiani hanno fatto il loro dovere, rispettando le regole d'ingaggio previste in un contesto dove la minaccia della guerriglia taliban e degli attentati suicidi (condotti spesso con auto-bomba) è sempre presente.
Da questo punto di vista anzi gli italiani a volte esitano fin troppo prima di aprire il fuoco su veicoli sospetti, proprio per tentare di evitare situazioni come quella venutasi a creare oggi: nessun biasimo quindi per il nostro contingente.
Il generale Castellano, subito dopo l'incidente, ha voluto incontrare il governatore di Herat e nelle prossime ore vedrà i familiari della bambina, mentre al sindaco della città ha espresso "il rammarico e le condoglianze" del Parlamento italiano il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi, capo della delegazione giunta oggi in Afghanistan per la posa della prima pietra di una casa d'accoglienza annessa all'ospedale pediatrico.
Sul fronte dell'opposizione è prudente Roberta Pinotti, senatrice responsabile Difesa del Pd. "In una mia recente visita ad Herat con una delegazione del Senato - dice - i responsabili politici del territorio avevano elogiato il comportamento del contingente italiano. Ci auguriamo che questo terribile incidente non incrini questi rapporti e che non si ripeta mai più".
Va registrata infine la solita reazione dei cani di Pavlov, anzi degli sciacalli di Pavlov, dell'estrema sinistra (in particolare del Prc, in questa occasione), che si sono subito gettati sul cadavere della ragazzina usandolo per chiedere "l'immediato ritiro" del contingente italiano dall'Afghanistan: niente di nuovo, non si smentiscono mai.
Secondo quanto riferito all'ANSA dal generale Rosario Castellano, comandante della Brigata Folgore e del contingente italiano ad Herat, tre mezzi degli Omlt, quelle squadre che si occupano dell'addestramento dell'esercito afghano, si stavano dirigendo lungo la Ring Road all'aeroporto di Herat, dove c'é il quartier generale del Regional Command West, a guida italiana: "A circa quattro chilometri da Camp Arena il convoglio ha avvistato una vettura civile che procedeva in senso opposto a forte velocità. I militari hanno attuato immediatamente tutte le procedure previste di allertamento: clacson, abbaglianti, anche un razzetto luminoso.
Poi sono stati esplosi dei colpi in aria, ma l'auto non si fermava né rallentava. E' stato quindi sparato a terra, al lato della vettura. Infine, quando era a meno di dieci metri un mitragliere ha aperto il fuoco sul vano motore. Sempre secondo le procedure, il convoglio militare ha proseguito senza fermarsi, avvisando poi la polizia afghana, che è intervenuta sul posto. Solo in un secondo momento abbiamo saputo che una bambina era morta e che gli altri occupanti della vettura erano rimasti feriti".
Dal canto suo lo zio della ragazzina, che era al volante dell'auto colpita, tenta di giustificare il fatto di non avere rallentato e di non essersi fermato nonostante i segnali di avvertimento sostenendo che pioveva molto forte e che la visibilità era pessima - cosa però che non gli aveva impedito di correre a forte velocità, a quanto pare.
Direi che, almeno stando a quanto risulta finora, si è trattato di una fatalità: gli italiani hanno fatto il loro dovere, rispettando le regole d'ingaggio previste in un contesto dove la minaccia della guerriglia taliban e degli attentati suicidi (condotti spesso con auto-bomba) è sempre presente.
Da questo punto di vista anzi gli italiani a volte esitano fin troppo prima di aprire il fuoco su veicoli sospetti, proprio per tentare di evitare situazioni come quella venutasi a creare oggi: nessun biasimo quindi per il nostro contingente.
Il generale Castellano, subito dopo l'incidente, ha voluto incontrare il governatore di Herat e nelle prossime ore vedrà i familiari della bambina, mentre al sindaco della città ha espresso "il rammarico e le condoglianze" del Parlamento italiano il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi, capo della delegazione giunta oggi in Afghanistan per la posa della prima pietra di una casa d'accoglienza annessa all'ospedale pediatrico.
Sul fronte dell'opposizione è prudente Roberta Pinotti, senatrice responsabile Difesa del Pd. "In una mia recente visita ad Herat con una delegazione del Senato - dice - i responsabili politici del territorio avevano elogiato il comportamento del contingente italiano. Ci auguriamo che questo terribile incidente non incrini questi rapporti e che non si ripeta mai più".
Va registrata infine la solita reazione dei cani di Pavlov, anzi degli sciacalli di Pavlov, dell'estrema sinistra (in particolare del Prc, in questa occasione), che si sono subito gettati sul cadavere della ragazzina usandolo per chiedere "l'immediato ritiro" del contingente italiano dall'Afghanistan: niente di nuovo, non si smentiscono mai.
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