Peccato che:
- la polizia e la magistratura non abbiano creduto alla tesi del rapporto consensuale;
- la vittima dello stupro abbia dichiarato in questi giorni di "perdonare" Polanski, quindi all'epoca tanto consenziente non doveva essere stata, visto che ora lo perdona (cosa che, naturalmente, non ha nessuna influenza sul corso della giustizia: lo stato di diritto non funziona a colpi di perdoni o di vendette);
- secondo la legge fare ubriacare, drogare e sodomizzare una tredicenne è sempre e comunque un reato, proprio in considerazione dell'età della vittima;
- il fatto che una madre abbia spinto una tredicenne fra le braccia di un 43enne non comporta automaticamente che la suddetta madre (complimenti, comunque) avesse messo in conto e approvato lo stupro della figlia;
- anche se così fosse, questo comunque non costituisce in nessun modo una attenuante per Polanski. Se una stronza mi manda a casa sua figlia 13enne facendomi e facendole capire chissà che e io me la scopo resto sempre uno stupratore e un pedofilo perché IO ho deciso di approfittare della situazione: avrei benissimo potuto decidere di non approfittarne e di rispettare la ragazzina, ma IO non l'ho fatto: la responsabilità di quello che è successo è MIA, perché IO ho deciso di non tenere l'uccello nei pantaloni, nessuno mi ha puntato una pistola alla testa. Non mi pare così difficile da capire: dovrebbe essere una cosa comprensibile a chiunque abbia un quoziente intellettivo superiore al prefisso telefonico di Bergamo (035), ma a quanto pare c'è chi, soprattuto fra gli appartenenti all'intellighentsia (?) di sinistra, stranamente non lo capisce.
Insomma, anche su Rai Tre (sarà un caso?) continua la campagna di deresponsabilizzazione, di minimizzazione e in definitiva di beatificazione del "martire" Roman Polanski: proprio vero, cane non mangia cane.
Peccato solo che il Nobel per la Pace sia già stato assegnato a Barack Obama: ma niente paura, i parrucconi svedesi possono sempre rimediare a questa ingiustizia l'anno prossimo.
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