giovedì 4 dicembre 2008

Fate con calma, mi raccomando

Leggo una dichiarazione di Massimo D'Alema riportata dall'ANSA sul botta e risposta con Veltroni.

La parte che mi ha colpito di più è questa:

"il problema non è su Veltroni che deve continuare il suo mandato e nessuno deve insinuarlo ma la necessità di affrontare i nodi reali a cominciare dalla discussione su quale partito costruire, quali regole, come governare i conflitti in periferia".

Insomma, è dai tempi dell'Ulivo Mondiale (ricordate? Prodi, Clinton, Blair) che a sinistra si discute del nuovo partito - sul "che fare" e sul "come fare" - e adesso, dopo oltre dodici anni di gestazione e a quasi un anno di distanza dalla nascita del PD, sono ancora lì a farsi le stesse domande?

E' vero che la fretta è una cattiva consigliera, ma qui si esagera.

martedì 18 novembre 2008

Un bivacco di manipoli

Ormai siamo al teppismo, anzi allo squadrismo verbale, all'offesa sistematica alle prerogative del Parlamento, alle volgari offese personali, alle accuse indimostrate e indimostrabili - in quanto totalmente inventate -scagliate in maniera canagliesca contro l'avversario il nemico nascondendosi vigliaccamente dietro l'immunità parlamentare:

ANSA: "Denuncio sin da ora la presenza di un corruttore politico, il suo nome e' Silvio Berlusconi. Lui e' un corruttore, ci ha provato con me quando mi offri' un posto da Ministro, lo ha fatto con Orlando e non ci e' riuscito, mentre evidentemente ci e' riuscito con Villari perche' se lo hanno votato è perchè prima c'è stato un accordo''. Lo afferma il leader dell'Idv Antonio di Pietro, nel corso di una conferenza stampa alla Camera."

Qualcuno dica a questo qua che le regole della convivenza civile, del civile confronto politico e - non ultimo - dell'educazione valgono anche (stavo per scrivere "perfino") per gente come lui.

sabato 15 novembre 2008

Utili idioti - ma sempre idioti

Più leggo le dichiarazioni di Di Pietro di questi ultimi giorni e più mi sento di rassicurare i supporter berlusconiani: un fenomeno Obama, sia pure in versione "non abbronzata", da noi è semplicemente impossibile: ci penserebbe proprio gente come Di Pietro a farlo fuori prima ancora che possa candidarsi.

mercoledì 12 novembre 2008

Nassiriya, 12 Novembre 2003

Non sono bravo con la retorica, quella la lascio ai politici di professione e ai giornalisti: per parte mia dico solo che nessuno muore del tutto, finché vive nel ricordo di chi resta.


Arma dei Carabinieri:

Sottotenente Giovanni Cavallaro

Sottotenente Enzo Fregosi

Sottotenente Filippo Merlino

Sottotenente Alfonso Trincone

Maresciallo aiutante Massimiliano Bruno,
(Medaglia d'Oro di Benemerito della cultura e dell'arte)

Maresciallo aiutante Alfio Ragazzi,
(Medaglia d'Oro di Benemerito della cultura e dell'arte)

Maresciallo capo Daniele Ghione

Brigadiere Giuseppe Coletta

Brigadiere Ivan Ghitti

Vice brigadiere Domenico Intravaia

Appuntato Horatio Majorana

Appuntato Andrea Filippa

Esercito:

Capitano Massimo Ficuciello

Maresciallo capo Silvio Olla

Caporal maggiore capo scelto Emanuele Ferraro

Primo caporal maggiore Alessandro Carrisi

Caporal maggiore Pietro Petrucci


Non combattenti:

Stefano Rolla (regista)

Marco Beci (cooperatore internazionale)

martedì 11 novembre 2008

Eluana Englaro

"CITTA' DEL VATICANO - Sospendere l'idratazione e l'alimentazione in un paziente in stato vegetativo è "una mostruosità disumana e un assassinio": lo ha ribadito all'ANSA il presidente del Pontificio consiglio per la Salute, card. Javier Lozano Barragan, in attesa della sentenza della cassazione sul caso di Eluana Englaro."
Insomma il Vaticano continua a sostenere che Eluana Englaro sia viva, e che la terminazione del supporto vitale autorizzata dalla Corte d'appello civile del tribunale di Milano sia un assassinio.
In realtà Eluana Englaro è morta 16 anni fa: le sue condizioni fisiche, in particolare quelle del suo cervello (morte cerebrale certificata da ormai 16 anni) non danno adito a speranze.

La Chiesa però, per bocca dei suoi rappresentanti, continua a sostenere che una persona, anche in queste condizioni, sia da considerare "viva", e che nessuno ha diritto di "ucciderla" nonostante le sue attuali "condizioni di salute" (se vogliamo chiamarle così), perché comunque la vita è un dono di Dio ed è comunque degna di essere vissuta, e soprattutto perché la vita, la nostra vita, in quanto dono di Dio non ci appartiene veramente, quindi non possiamo disporne.

Peccato che il problema non sia quello di stabilire se, come, quando e a che condizioni la vita valga la pena di essere vissuta, per poi adottare questo novello criterio generale per valutare i singoli casi: il problema, molto semplicemente, è un problema di libertà dell'individuo.

In una ottica di stampo liberale, non confessionale, è evidente che è l'individuo l'unico che ha titolo per decidere se e quando, secondo il suo personale sentire, è arrivato il momento di staccare la spina: in un campo come quello della vita e della morte - della propria vita o della propria morte - ogni ingerenza da parte di attori esterni, specialmente se "pubblici" per definizione come lo Stato o la Chiesa, andrebbe categoricamente esclusa.

Anche le critiche dei politici (più o meno) cattolici mi sembrano non tenere (volutamente?) conto del fatto che autorizzare l'eutanasia per chi la richiede (ed Eluana Englaro a suo tempo espresse in maniera chiara e pubblicamente la sua volontà) non significherebbe certo imporla a chicchessia: come per il divorzio e l'aborto, i credenti sono liberissimi di non avvalersi di questa possibilità, in accordo col loro credo religioso (e questa coerenza fa loro onore); come nel caso del divorzio e dell'aborto, però, lo Stato laico e liberale non può non tenere conto di chi credente non è, e legiferare di conseguenza.

Per quanto riguarda poi il caso Englaro, consiglierei sommessamente alle gerarchie ecclesiastiche di andarsi a rileggere cosa c'è scritto nel Catechismo della Chiesa cattolica, quello redatto e pubblicato sotto la supervisione proprio dell'attuale Papa Joseph Ratzinger:

"Catechismo della Chiesa cattolica - 2278: L'interruzione di procedure mediche onerose, pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati attesi può essere legittima. In tal caso si ha la rinuncia all'«accanimento terapeutico». Non si vuole così procurare la morte: si accetta di non poterla impedire. Le decisioni devono essere prese dal paziente, se ne ha la competenza e la capacità, o, altrimenti, da coloro che ne hanno legalmente il diritto, rispettando sempre la ragionevole volontà e gli interessi legittimi del paziente."
Dov'è l'assassinio? Dov'è la disumana ferocia? Dov'è il mancato rispetto di quanto messo nero su bianco sul catechismo della Chiesa stessa?

O forse non di Eluana Englaro stiamo (stanno) parlando, ma di una sua strumentalizzazione da parte del Vaticano, nel quadro di una iniziativa squisitamente "politica" della Chiesa italiana?

lunedì 10 novembre 2008

Razzisti di tutto il mondo, unitevi

A me pareva che lo slogan fosse "lavoratori di tutto il mondo, unitevi", ma forse ricordo male.

Ecco i fatti: stamattina ho notato che in un paio di forum online qualcuno ha citato il mio post dedicato alla logica "due pesi - due misure" che pare permeare buona parte della "sinistra" italiana.

Strano (?) ma vero, alcuni baldi esponenti della bbbase di detta sinistra sono intervenuti per criticare "l'improponibile accostamento" fra "l'abbronzato" pronunciato dal "kattivo" Berlusconi e il "donna-scimmia affetta da una vita di mestruazioni" pronunciato dalla "buona" Lidia Ravera: secondo questi fini ragionatori una cosa è una "boiata razzista" (la definiscono così, estrapolando volutamente la frase di B. dal contesto) detta da un politico, cosa diversissima (ma tanto tanto, eh!) è invece "una boiata razzista" detta da un "cittadino qualunque", aggiungendo che un politico non può dire certe cose mentre un semplice cittadino ha il diritto di dirle - e di venire poi, eventualmente (bontà loro), criticato per quel che dice.

Insomma, secondo il popolo antiberlusconiano - sempre un passo più avanti di tutti, in tema di diritti: sui doveri si stanno ancora organizzando, invece - un cittadino qualunque "ha il diritto" di dire che una donna di colore è una scimmia in menopausa, o che una donna bianca ma appartenente al principale schieramento politico a lui avverso "non è un essere umano, ma proprio per niente" (Camilleri docet).

Strano: io ero convinto che un insulto razzista o misogino fosse sempre un insulto razzista o misogino, indipendentemente da chi lo pronuncia: sarà che sono un vecchio arnese liberale, quindi per definizione un subumano antropologicamente inferiore e dall'intelligenza limitata, ma ero convinto che fosse contrario alla legge - oltre che ai principi-base della civile convivenza - insultare chicchessia per il colore della pelle, o per l'appartenenza religiosa o politica, o perché uomo, o donna, o portatore di handicap: adesso apprendo dagli antropologicamente superiori che invece queste cose si possono fare eccome - basta che tu non sia un politico.

C'è solo una cosa che mi chiedo: ma se davvero per l'Asinistra i privati cittadini hanno "il diritto" di rivolgere ingiurie razziste contro chicchessia, come mai poi accusano un giorno sì e l'altro pure gli elettori di centrodestra, in massima parte quelli del Nord (non i politici, badate bene: proprio i singoli cittadini elettori) di essere degli "sporchi razzisti"?
A rigor di logica, se davvero si tratta dell'esercizio di un "diritto", se a qualcuno scappa un "terùn" o un "nègher" non dovrebbero farci caso, così come non hanno fatto caso alle esternazioni della Ravera o di Camilleri: c'è qualcosa che mi sfugge?

O non sarà, per caso, che tutta questa marea di patetici distinguo fra "politici" e "cittadini" in definitiva serve solo a cercare di giustificare, arrampicandosi sugli specchi, la faccenda del "due pesi - due misure"?

domenica 9 novembre 2008

Parole miserabili/2

Non bastava un senatore in vena di esternazioni francamente indecenti, ci voleva anche uno scrittore in vena di affermazioni a dir poco inqualificabili, e certamente molto più razziste di un "abbronzato", anche se forse (forse) un po' meno triviali e razziste di un "donna-scimmia in menopausa".

Ecco quanto riporta il Corriere della Sera:

ROMACerto, lo avrà detto come un «paradosso letterario», lo avrà affermato scherzando, ma Andrea Camilleri ha lasciato un segno giovedì scorso al Mamiani, un liceo di Roma, quando ha sostenuto che per lui, l’ottantatreenne sempre in cima alla classifica dei romanzi più venduti, Mariastella Gelmini «di sicuro non è un essere umano».

E che «dovremmo chiamare i professori di chimica per capire che cos’è». Frasi sottolineate da un titoletto sull’Unità e criticate ieri ad alta voce da non pochi esponenti dell’opposizione. Che pure, normalmente, contestano con durezza il ministro dell’Istruzione per la sua politica scolastica. Primo fra tutti il suo predecessore Giuseppe Fioroni, ora responsabile organizzativo del Pd: «Chi non rispetta la dignità delle persone o declina quel rispetto solo in base alle simpatie, anche politiche, si comporta in modo grave. Soprattutto se si pensa che il nostro Paese vive da decenni un’emergenza educativa».

Giorgio Tonini, fedelissimo di Walter Veltroni, rincara la dose: «Quelle parole sono gravi non solo in sé, ma soprattutto perché sono state pronunciate davanti ai giovani. Per diventare cattivi maestri basta un attimo e guai se ci si spinge nel campo dell’intolleranza. Chi è più anziano dovrebbe capire che le parole sono come le pietre. Oltretutto si tratta di una scelta controproducente anche dal punto di vista politico: se Obama ha vinto negli Stati Uniti è anche perché ha usato un linguaggio mite e non ha mai insultato gli avversari». Ma a prendere nettamente le distanze dal linguaggio usato dall’inventore del commissario Montalbano sono anche esponenti della sinistra radicale.

Come Giovanni Russo Spena di Rifondazione Comunista: «La radicalità dei giudizi politici, che possono essere anche aspri e duri, non deve essere mai confusa con la semplice offesa personale, peraltro inefficace per i fini che si vorrebbero perseguire. Io sono sempre per un approccio politico rigoroso: dall’altra parte della barricata non ci sono mai nemici, ma solo avversari politici. Tanto per intenderci io quelle parole non le direi neanche al leghista Borghezio, che pure considero, senza giri di parole, decisamente razzista»