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lunedì 20 dicembre 2010

Minority Report

Ieri Gasparri ha detto una cosa molto grave, spero in buonafede.
Ha detto, parlando delle preannunciate manifestazioni di protesta a Roma in coincidenza col voto finale sulla riforma Gelmini, che occorrerebbe fare come il 7 Aprile 1979, compiendo degli "arresti preventivi" per separare i facinorosi dai manifestanti pacifici.

In realtà quel 7 Aprile 1979 Calogero e altri magistrati disposero l'arresto di un gruppo di militanti di estrema sinistra, considerati vicini o addirittura organici alle formazioni terroristiche comuniste, dopo mesi e mesi di indagini; non decisero certo l'arresto su due piedi e in previsione di reati futuri ma ipotizzando reati già commessi o in corso di svolgimento da parte degli inquisiti.

Non ci fu quindi nessun "arresto preventivo", questo deve essere chiaro: Gasparri, a voler essere generosi, ricorda male i fatti di allora.

Oltre tutto, solo Gasparri pare essere convinto del fatto che in un Paese civile si possano arrestare delle persone con la motivazione che in futuro potrebbero commettere dei reati: forse è rimasto impressionato dal film "Minority report", fino al punto da confonderlo con la realtà.

Mio padre mi raccontava dei tempi del fascismo e del modo sbrigativo in cui veniva garantito l'ordine e la tranquillità: quando Mussolini si apprestava a visitare una città le autorità locali provvedevano a mettere temporaneamente in gattabuia tutte le potenziali "teste calde", e a rilasciarle solo dopo che il Duce era ripartito. Questa pratica, naturalmente, era ed è tuttora comune anche nei regimi comunisti.

Il fatto che Gasparri sia nato e cresciuto politicamente nello stesso ambiente fascistoide dell'allora "camerata" Gianfranco Fini (MSI-AN) forse spiega in parte la sua uscita, ma non la giustifica.

Vedo comunque con soddisfazione che il centrodestra nel suo complesso, dai ministri Maroni e La Russa ai principali esponenti di Lega e PdL, ha respinto al mittente la proposta di Gasparri: bene, ben fatto.

mercoledì 29 settembre 2010

Quando Bossi indica la luna...

...gli sciocchi guardano il dito. Così è successo anche stavolta: Bossi ha detto una cosa con uno scopo ben preciso, gli sciocchi hanno frainteso e gli hanno regalato un enorme spot elettorale gratuito su radio, televisioni, giornali e Internet.

Bossi è tuttora convinto - giustamente - che questa legislatura non possa arrivare alla sua fine naturale, e che sarebbe anche controproducente che ciò accadesse: una lunga agonia, con i finiani e le opposizioni che fanno il tiro a segno contro il governo e azzoppano ogni tentativo di fare delle riforme serie o anche semplicemente di varare delle leggi decenti e non frutto di macchinosi compromessi al ribasso.

Dal momento quindi che prima o poi si andrà a votare - meglio prima, secondo me - tanto vale portarsi avanti col lavoro, avrà pensato Bossi.

Nei giorni scorsi ci sono state le critiche della Marcegaglia al governo, e l'attacco frontale di Montezemolo nei confronti proprio di Bossi e della Lega: il pericolo per Bossi è che una parte dell'elettorato leghista si convinca che ormai la Lega si è troppo "romanizzata", "italianizzata", e non sia più l'unica formazione politica in grado di difendere gli interessi del Nord.

Ecco quindi che Bossi si è inventato la provocazione, peraltro banale, dell'SPQR - Sono Porci Questi Romani.

Come prevedibile, e come certamente il leader della Lega avrà previsto, si è sollevato un coro pressoché unanime di proteste, e non solo nel campo dell'opposizione.

Il risultato è che adesso Bossi è (ri)diventato "l'eroe padano" che difende il Nord in maniera anche dura, e che per questo viene "attaccato" da "Roma ladrona" e dalla cricca politico-economico-giornalistica "romanocentrica".

In pratica le reazioni al suo SPQR hanno ricompattato l'elettorato di riferimento della Lega, comprese quelle frange che da una parte iniziavano a giudicare Bossi troppo "molle" e "romano" e iniziavano a guardare con interesse ai partiti e movimenti indipendentisti più "puri e duri", e dall'altra invece consideravano Bossi un po' troppo folkloristico e iniziavano a guardare con curiosità a proposte politiche "settentrionali" ma "ragionevoli" e "vicine al mondo dell'economia" come quella di Montezemolo.

Il fatto di avere insultato i romani per Bossi è insignificante: gli elettori romani e laziali non fanno parte del bacino elettorale della Lega, e quindi su di loro quando necessario si può anche sparare a zero senza temere contraccolpi nelle urne.

Questo, sia detto en passant, è proprio quello che non capiscono quei cretini della sinistra manettara e massimalista: non puoi accusare gli elettori del centro-destra di essere dei subumani "antropologicamente inferiori", dei deficienti plagiati da Emilio Fede, dei mafiosi, evasori fiscali, puttanieri, pedofili e chi più ne ha più ne metta e poi quando arrivano le elezioni chiedere il loro voto: è chiaro che i "subumani" a quel punto ti risponderanno con una pernacchia e voteranno in massa contro di te.

La reazione alle parole di Bossi si è configurata, quindi, come un immenso spot gratuito a supporto della campagna elettorale leghista, già di fatto iniziata, e per giunta a rischio zero: i romani comunque non avrebbero votato Bossi, in compenso oggi ci sono degli elettori del Nord che gli hanno riconfermato la fiducia o hanno deciso di votare per la prima volta per lui, il novello "Alberto da Giussano".