Sto parlando dei Grillini intesi come seguaci del nuovo santone del qualunquismo "dde sinistra", Beppe Grillo. Fra loro, a Bologna, Alessandro Bergonzoni, don Ciotti, Massimo Fini, Milena Gabanelli, Sabina Guzzanti, Gianna Nannini, Gino Strada e Marco Travaglio: tutti insieme appassionatamente dietro al comico genovese.
Il V-day si è caratterizzato per gli ennesimi attacchi a Marco Biagi, alla sua memoria e alla legge che porta il suo nome ("ha creato milioni di schiavi": e sticazzi!), seguiti dalle solite scuse pelose alla moglie del defunto (a cagnara scatenata, ovvio), e per le dichiarazioni di Beppe Grillo e dei nanetti da giardino della sinistra italiana, quella dura e pura, quella comunista, quella per intenderci finita nella spazzatura della Storia e che ancora oggi tenta di tirarsene fuori attaccandosi a qualunque cosa, anche a un guitto (ex)televisivo:
I partiti - ha scritto sul suo blog il comico genovese - sono incrostazioni della democrazia. Bisogna dare spazio ai cittadini. Alle liste civiche. Ai movimenti. Viviamo in partitocrazia, non in democrazia
Strano, questi passano tutto il tempo a riempirsi la bocca di difesa della sacralità della Costituzione e poi dimostrano di non sapere neanche cosa c'è scritto, ad esempio, all'articolo 49:
Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.
Non è una svista o un vezzo della nostra Costituzione, questo: è il modo in cui funzionano normalmente tutte le democrazie liberali - poi naturalmente ci sono anche i regimi a partito unico, fascisti, nazisti, comunisti: ma questi non mi sembrano proprio grandi esempi di democrazia.
I grillini però sono troppo avanti rispetto ai comuni mortali, e anziché avanzare delle proposte per porre un argine alla degenerazione del sistema partitico italiano in sistema (e chi lo nega?) partitocratico, suggeriscono di buttare via il bambino con l'acqua sporca: loro vogliono "le liste civiche, i movimenti".
Insomma, quarant'anni dopo il '68 la loro innovativa e infallibile ricetta per risollevare le sorti del Paese è questa: buttare a mare i partiti, quelli che in tutti i Paesi civili sono il sale e la spina dorsale della democrazia, e trasformare l'Italia in un'unica, colossale assemblea studentesca (o più probabilmente, conoscendo gli italiani, di condominio).
Peccato che ci abbiano già provato in altre epoche e sotto altre latitudini (dai "comitati di autogoverno" - sic - libici alla rivoluzione culturale maoista), sempre con risultati disastrosi per la libertà dei cittadini e per il tasso di democrazia (non) raggiunto.
Grandi entusiasmi, tanto per cambiare, e poche isolate perplessità, fra gli elettori della sinistra sfascista, quella che pur stando al governo negli ultimi mesi non ha fatto altro che lavorare per portare l'Italia - per l'appunto - allo sfascio politico, economico e sociale: evidentemente, come ho già scritto altrove nei giorni scorsi, una iniziativa simile poteva trovare vasta audience giusto in Italia, Paese notoriamente privo di cultura politica e giuridica e pieno zeppo di gente non abituata a pensare con la propria testa.
Per finire, due notiziole su Beppe Grillo, tanto per chiarire da che pulpito:
- nel caso la sua proposta di non ammettere in Parlamento persone condannate - in primo, secondo o terzo grado di giudizio - dovesse diventare legge, allora lui per primo non potrebbe candidarsi, in quanto a seguito di un incidente d'auto, nel quale era alla guida, nel 1980 fu condannato per omicidio colposo aggravato a un anno e tre mesi di carcere per la morte di tre persone che erano con lui;
- la sua pretesa di moralizzare la vita politica italiana stride col fatto che in un passato neanche tanto remoto ha approfittato del "condono tombale" e relativa sanatoria varati dal governo Berlusconi, condono e sanatoria aspramente attaccati in pubblico ma proficuamente adottati in privato.
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