domenica 16 novembre 2003

Links su RB: nuovo turnover


Questa volta escono Tulipano Giallo (Rosy, quando riesci a tornare online batti un colpo), 5 del mattino, Steffoz e Aglaja; ritorna fra i miei link, dopo una lunga assenza, Parigicannes (a.k.a. Lo scopriremo solo vivendo); i nuovi arrivati sono Sannita, Gino e The Mesopotamian, un blogger iracheno che il 13 novembre ha scritto questo post a commento della strage di Nassiriya:
So now it is the turn of the gentle Italians.



This particular contingent is one of the most loved and kindest on the ground. They treat the people so kindly. They are doing a lot to help the local people. Everybody in Nassiryah will tell you this. And this town has been so peaceful. And it is this that drives the Misguided Demented mad. Targeting this particular target is not just another operation. It is premeditated and pregnant with meaning. They are infiltrating to the South to try to beak the tranquility and peace there. Every single attack or sabotage south of Baghdad is infiltration from other areas. The kind gentle folks of the south would never ever perpetrate such atrocity. Nor do I think any Iraqi, had any part in this. Suicide attacks are the hallmark of foreigners infiltrating into the country, to do Jihad at the expense of our blood, future, and the safety of our children and ordinary folk.



So now noble Roman blood is being shed on the ancient plains of Mesopotamia, as it had been more than two millenniums ago, near Ur, near Akad, near ancient Sumeria, near the birthplace of the great prophet Abraham ( PBU ), near the birthplace of western civilization.



And again what can we say to the Italian people, these gentle, cultured, cosmopolitan, kind people whom I have known and visited several times; Only the banal words of condolence to families, friends and entire nation.



Iraqis: Noble blood of the best of humanity is being shed in your cause, and one day, one day when the new enlightened civilization of Mesopotamia is reborn again, you will erect statues of Gold in you hearts and your boulevards for those now fallen.



We weep again.
Per la cronaca, l'autore del post ha avuto modo di visitare più volte l'Italia prima del 1991 (Prima Guerra del Golfo), quindi la sua conoscenza degli italiani non si ferma solo ai nostri compatrioti in missione in Irak.



Il Griso censurato


Da chi? Ma dai soliti noti, perbacco! Dai campioni della tolleranza islamica (Arh, arh...)



sabato 15 novembre 2003

Chi raccoglie fondi per le vittime, e chi per gli assassini


La prima sottoscrizione è quella lanciata dal Corriere della Sera a favore delle famiglie delle vittime dell'attentato a Nassiriya:
UN AIUTO SUBITO



Corriere della Sera - Sottoscrizione per le famiglie delle vittime



Il nostro giornale ha aperto una sottoscrizione a favore delle famiglie delle vittime dell'attentato a Nassiriya. Fanno parte del Comitato "Un aiuto subito" il direttore del Corriere della Sera Stefano Folli, il generale dei Carabinieri Giuseppe Richero, il segretario di redazione del giornale Gianluigi Astroni.



I fondi saranno assegnati in accordo con il ministero della Difesa; i lettori verranno regolarmente informati, come è già avvenuto per il terremoto dell'Umbria e delle Marche, per la scuola di San Giuliano e per l'alluvione nel Nord Italia.



I versamenti possono essere fatti su



c/c n. 625004243384 - ABI 3069 - CAB 5062 - Banca Intesa - Agenzia Via Nemorense - Roma - Corriere della Sera - Caduti attentato Nassiriya
L'altra sottoscrizione è di segno ben diverso.



L'ho già segnalata due volte nei giorni scorsi, prima e dopo l'attentato a Nassiriya, ma come si dice? Repetita juvant...



Allora, i siti web Campo Antiimperialista e Iraqlibero.net stanno portando avanti una sottoscrizione dal titolo "10 euro per la resistenza irachena":
Tanti, tantissimi, comprendono che la resistenza irachena contro gli occupanti imperialisti e' giusta e legittima. Molti vorrebbero fare qualcosa di concreto per sostenerla. Venendo incontro a questa esigenza, assieme ai compagni iracheni, abbiamo lanciato una campagna internazionale di sosttoscrizione. La Resistenza e' ai suoi primi passi, e' nella fase delicata, embrionale, in cui deve raggiungere una piu' ampia massa critica e unirsi in un fronte unito, creare una comando generale. In questo contesto e' piu' che mai importante l'appoggio internazionale. Le maniere per esprimere questo sostegno sono molte, ma esse devono essere concrete, tangibili. Per questo invitiamo chiunque abbia a cuore la causa della liberazione dell'Iraq a sostenere la campagna a favore della Resistenza irachena. Come in altri paesi anche in Italia abbiamo aperto un Conto Corrente Postale. Per chi voglia farlo da un ufficio postale usi queste semplici coordinate:



Emanuele Fanesi, CCP n. 46676698.



Nella causale specificare: IRAQ.



Per chi voglia fare un bonifico bancario:



Emanuele Fanesi, CCP n. 46676698. CIN: Q - Cod. ABI:07601 - CAB: 03000



Nella causale specificare: IRAQ.



La cifra raccolta sara' devoluta alla Alleanza Nazionale Irachena (Opposizione Patriottica), il cui Presidente e' Jabber al Kubaysi, al tempo fondatore del partito Baath, dalla meta' degli anni '70 noto oppositore di sinistra del regime di Saddam Hussein. Garante di questa raccolta e' il compagno Awni Al Kalemji, primo rappresentante all'estero della Resistenza. Il compagno Awni fondo' negli anni '60, assieme a George Habash, il movimento panarabista Quamiyun, da cui poi nacque il Fronte Popolare di Liberazione della Palestina. Awni fu arrestato durante il governo di Arif e proprio in carcere conobbe Saddam Husein, il quale, una volta giunto al potere, lo costrinse all'esilio in quanto contrario al suo colpo di Stato.
Insomma, una bella raccolta fondi a favore della "resistenza irachena", quella "resistenza" che in questi mesi ha ucciso centinaia di persone fra militari americani e inglesi, civili iracheni (come nella strage della moschea di qualche settimana fa: 82 morti e oltre cento feriti, tutti iracheni), personale dell'ONU e della Croce Rossa Internazionale (mai fatta oggetto di attentati come quello di Baghdad, nei suoi 150 anni di storia), e carabinieri, militari e civili italiani a Nassiriya.



Il tutto con un "garante" che come credenziali vanta l'amicizia e la comunanza di idee e di azione con il terrorista George Habash, fondatore del gruppo terrorista palestinese FPLP.



A questo proposito, ecco cosa scrive sul sito Tuttinlotta.org Giancarlo Lannutti - LIBERAZIONE - 19 ottobre 2001:
Il Fronte popolare per la liberazione della Palestina è una delle organizzazioni "storiche" dell'Olp, la seconda - in ordine di tempo, ma anche di importanza politica - dopo Al Fatah; e dunque la sfida lanciata con l'uccisione del ministro (israeliano, NdRB) Zeevi alla linea e all'autorità di Yasser Arafat, seppure non nuova, è per il presidente dell'Anp particolarmente delicata e difficile da gestire.



(...)



Fondato nel dicembre 1967 da George Habash, intellettuale cristiano nativo di Lod, laureato in medicina all'Università americana di Beirut, il Fplp ha fatto fin dai suoi inizi professione di marxismo, con una certa tendenza al dogmatismo dottrinario che gli ha fruttato in passato la etichetta di "filo-cinese" (Habash era solito del resto autodefinirsi "un marxista asiatico").



(...)



Sul piano operativo più generale, il Fplp ha perseguito la lotta a oltranza con ogni mezzo, incluso il terrorismo e per molti anni la sua azione è stata caratterizzata da quelle che venivano definite le "operazioni esterne", cioé al di fuori del territorio palestinese occupato (ivi incluso Israele), con particolare riferimento ai dirottamenti aerei.



Tra le più clamorose azioni del Fronte ricordiamo la strage all'aeroporto di Lod nel maggio 1972, con 24 morti e 77 feriti, ad opera di tre terroristi dell'Armata rossa giapponese con la quale - come del resto con la Banda Baader-Meinhof in Germania - il Fplp aveva rapporti di collaborazione; il dirottamento su Entebbe nel giugno 1976 di un aereo della Air France con oltre cento passeggeri israeliani, cui fece seguito il famoso blitz nella capitale ugandese delle forze speciali di Tel Aviv; ed anche il dirottamento simultaneo, nel settembre 1970, di quattro aerei della Pan Am, Swissair, British Airways ed El Al che fu uno dei motivi scatenanti dell'attacco alla Resistenza palestinese da parte di re Hussein passato alla storia come il "Settembre nero".



(...)



Da tutto ciò è scaturito un costante confronto con Al Fatah e con Arafat, che ha portato più volte il Fplp ad uscire, o ad essere sospeso, dagli organismi esecutivi dell'Olp. Dopo l'esodo dei palestinesi da Beirut - estate 1982 - il Fplp e le altre organizzazioni critiche verso Arafat si insediarono a Damasco; qui alla fine del 1993 il Fplp fu tra i promotori del cosiddetto "cartello dei dieci", contrario agli accordi di Oslo e al quale aderivano altri gruppi della sinistra palestinese e filo-siriani, insieme agli integralisti di Hamas e della Jihad islamica; per questo ha sempre rifiutato di partecipare alle istituzioni dell'Autorità nazionale palestinese. Nell'aprile 2000 Habash si è ritirato per ragioni di salute e gli è succeduto Abu Ali Mustafa, ucciso dagli israeliani due mesi fa.
Altro che "resistenza", altro che "partigiani"... ecco gli amici e compagni di lotta dei garanti della sottoscrizione a favore della "valorosa resistenza del popolo iracheno contro gli imperialisti occidentali"...



Secondo me, anche alla luce di questi interessanti collegamenti, non sarebbe male che la polizia e la magistratura gettassero un'occhiata più da vicino - magari anche due - a questi figuri e a queste iniziative: come dire, mi viene il dubbio che finanziare simili organizzazioni "resistenziali" potrebbe essere un fatto di una certa rilevanza, chissà, magari anche sul piano penale.



Attentati a due sinagoghe in Turchia


bandiera di Israele



Dal Corriere della Sera:
Due esplosioni stamattina hanno scosso Istanbul. Una nella sinagoga Neveh Shalom, nel centro di Istanbul (nel quartiere di Beyoglu), e l'altra in un'altra sinagoga, quella di Beth Israel, non molto lontano dalla prima, nel quartiere di Sisli. Molta confusione sul numero delle vittime: secondo le prime informazioni sarebbero stati 11 morti i morti di uno dei due scoppi e una ventina quelli dell'altro. Ma stando alle ultime comunicazioni governative ufficiali i morti accertati sono 20 e 257 i feriti, molti dei quali in condizioni disperate. Le cifre sono comunque non definitive.



(...)



Il ministro degli esteri turco Abdullah Gul ha detto oggi di vedere "un legame internazionale" nelle esplosioni alle sinagoghe di Istanbul. Lo stesso ministro degli esteri ha detto che gli attentati delle sinagoghe "sono opera di kamikaze".
Non è difficile, in effetti, vedere un legame internazionale: diciamo pure anzi che certamente si è trattato di una doppia strage organizzata e portata a compimento da seguaci di Al Qaeda o di organizzazioni collegate a quella di Bin Laden.



Impossibile non vedere anche il legame fra questa nuova strage di ebrei e la strage di italiani a Nassiriya: la matrice è la stessa, alla fin fine: si tratta di due episodi diversi della stessa guerra, la guerra del terrorismo fondamentalista contro la democrazia e la libertà.



Fonte: Corriere della Sera.



venerdì 14 novembre 2003

[Tech] MyTunes trasforma iTunes in un quasi-Kazaa


Apple iTunes è stato concepito principalmente per consentire agli utenti di acquistare musica online o di riprodurre brani musicali memorizzati sul proprio computer; il programma permette anche di riprodurre brani memorizzati su di un altro PC nell'ambito della propria rete locale.



Il software MyTunes supera le limitazioni di iTunes, che non permette di salvare i brani riprodotti sul proprio PC in formato MP3, "catturando" gli stream musicali e salvandoli su disco, consentendo quindi di farne in seguito una copia su CD, di uploadarli su di un server di Rete o di renderli accessibili ad altri utenti da altri PC.
"iTunes does not allow you to save this music to your hard drive," MyTunes' creator, Bill Zeller, said on his Web site. "MyTunes lifts this restriction by allowing you to save music from other computers to your hard drive."



While stream recording is not new--a myriad programs exist for recording Web radio and other streaming Net services for Windows and Macintosh computers--the ease with which the MyTunes software fits into iTunes pushes the experience to a new, and perhaps legally risky, level.



Running the program makes creating your own MP3 songs from someone else's collection as easy or easier than grabbing MP3s via traditional file-swapping software like Kazaa. That could complicate things for Apple, which depends on the music industry's support--and indeed, has won unprecedented kudos from labels and artists--for its iTunes music store.
Fonte: News.com.



giovedì 13 novembre 2003

Due editoriali de ''Il Riformista'' sull'Irak


Il Riformista mi piace, è la prova provata del fatto che anche in Italia un'altra sinistra è possibile, una sinistra con cui sarebbe un piacere dibattere, discutere, dialogare, anche litigare quando occorre.



Per oggi con quelli del Riformista non litigherò di certo: per il secondo giorno consecutivo scrivono delle cose sull'Irak che trovo condivisibili al 110%.



Dall'editoriale del 13 novembre, online da ieri sera, intitolato "Perché dobbiamo restare - che cosa deve cambiare":
L’emozione ci spinge innanzitutto a chiederci perché, e se ne valeva la pena. Alle emozioni bisogna dare risposte semplici, semplici come quella che ha dato ieri il presidente Ciampi: "Sono militari caduti mentre facevano il loro dovere, per aiutare il popolo iracheno a ritrovare la pace, l’ordine, la sicurezza. I nostri carabinieri, le nostre forze armate, sono in Iraq su mandato e volontà del Parlamento". Ecco la ragione per cui sono morti.

Abbiamo apprezzato i numerosi eletti del popolo che, anche militando nell’opposizione come Fassino, D’Alema e Rutelli, hanno ieri ricordato il principio di ogni democrazia: "right or wrong, my country". E che per questo si sono trattenuti dalla speculazione politica, per far sentire agli italiani in guerra l’unità della nazione dietro di loro.



(...)



Prima o poi verrà in superficie il grumo di dubbi che alberga nella coscienza del paese: dovevamo andare? vale la pena morire per Nassiriya?

La risposta, purtroppo, è iscritta nello stesso massacro di ieri: il fronte principale della guerra al terrorismo è oggi in Iraq. L’Italia ha deciso di partecipare a questa guerra, e non solo per solidarietà con gli alleati, ma perché è una guerra dichiarata anche a noi.



(...)



Il nemico è spregevole, spara anche sulla Croce Rossa, uccide fratelli arabi, inermi cittadini iracheni, (anche ieri, insieme con i militari italiani). Dunque la guerra è sanguinosa. Vincerla, a questo punto, è un dovere, anche per non rendere vano il sacrificio orribile di Nassiriya. L’unica cosa di cui un paese serio deve oggi discutere è perciò come vincerla. Che cosa fare, in rapporto con gli alleati, per accrescere la sicurezza delle nostre truppe. Per migliorare l’intelligence. Per fare il vuoto intorno ai terroristi, prosciugando quella vasta area di sbandati che sono stati travolti dalla caduta di un lunghissimo regime e che oggi ha il problema, quotidiano, di cercare un desco e un datore di lavoro.



(...)



Si continuerà a discutere a lungo se la guerra per cacciare Saddam sia stata giusta o sbagliata. Quello che è oggi chiaro è che in Iraq c’era un nido di vipere. Si continuerà a discutere a lungo se era meglio lasciare che un dittatore come Saddam tenesse sotto il tallone, insieme alla sua gente, anche quel nido di vipere. Ma ora il coperchio è saltato, le vipere sono libere, non resta che schiacciarle a una a una, con la forza e l’intelligenza. Ritirarsi, come dicono gli irresponsabili, vorrebbe dire trasformare l’Iraq in un nuovo Afghanistan. Il cui abbandono da parte dell’Occidente incubò l’attacco alle Due Torri e l’avvio di quella guerra che ieri si è presa il suo tributo di sangue italiano. La risposta dell’Italia non può dunque essere che quella annunciata da Ciampi: "Continueremo a svolgere, insieme con i nostri alleati e con le Nazioni Unite, il nostro ruolo nella lotta al terrorismo internazionale".
Ed ecco alcuni stralci dell'editoriale del 14 novembre, intitolato "Tre ipocrisie sull’autogoverno" già online da oggi pomeriggio:
Ipocriti sono gli americani quando dicono "più potere agli iracheni". Ma quale potere e a quali iracheni? Si chiede adesso a un ectoplasma come il consiglio governativo di fissare entro il 15 dicembre (cioè meno di un mese) un calendario preciso per elezioni libere e democratiche basate su una costituzione libera e democratica anch’essa. Fino a poco fa si diceva che ci volevano due anni.



(...)



La seconda ipocrisia è che il passaggio di poteri equivalga a un tutti a casa. È evidente che non sarà così. Non lo è in Afghanistan dove la situazione è molto meno compromessa, figuriamoci in Iraq. Chi potrà dire che un po’ di poliziotti, magari presi tra gli sbandati dell’esercito di Saddam, potranno garantire legge e ordine in un paese decomposto e sempre più tribalizzato? È chiaro che dovranno restare forze militari straniere, consistenti, ben organizzate e per lungo tempo. La vera novità non è militare, ma politica. Non saranno più forze di occupazione, ma di vero peace-keeping. Non è poco. Ma né Bush né Berlusconi potranno riavere presto i loro ragazzi a casa.



(...)



Ipocriti sono anche quei paesi che stanno sulla riva del fiume aspettando che passi il cadavere dell’amministrazione Bush. E pensiamo alla Francia in primo luogo. Lo abbiamo detto più volte: a galleggiare sulle rive dell’Eufrate non saranno le vestigia dei neoconservatori, ma l’onore dell’Occidente, la sua rispettabilità, la forza di attrazione culturale oltre che politica della democrazia. L’Iraq non tornerebbe nemmeno nelle mani di un Saddam più minaccioso, ma sarebbe spartito tra Al Qaeda e i mullah pronti a instaurare un regime clericale e fondamentalista. Dunque, i paesi che hanno capacità militari (e in Occidente sono solo tre: Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia) dovrebbero cominciare a cooperare, coinvolgendo in un importante ruolo di supporto altri come l’Italia, la Spagna, l’India o la stessa Turchia. La vera alternativa non è l’irachizzazione, ma una internazionalizzazione del processo di pace.
Se fosse questa la sinistra, in Italia, potrei tranquillamente votarla. Poi però leggo le dichiarazioni fatte ieri da personaggi come Diliberto, Pegoraro Scanio, Bertinotti, Cossutta, e mi dico che non è (ancora) il caso.



mercoledì 12 novembre 2003

Uomini e vermi


I carabinieri e i soldati italiani uccisi stamane a Nassiriya (ovvero, "gli Aguzzinieri Obliterati a Nassirya assieme agli ufficiali dell'Esercito Mercenario Italiano", come titola uno dei soliti vermi che scrivono su Indymedia Italia - grazie al Griso per la segnalazione) erano impegnati in una missione di ricostruzione e di peace-keeping, non erano dei barbari invasori dediti alla violenza e al saccheggio.



Questo lo sapevano e lo sanno benissimo i cittadini di Nassiriya, con cui infatti gli italiani avevano stretto un ottimo rapporto, rapporto che la strage terroristica di stamane, fra le altre cose, tenta di incrinare.



A fingere di non saperlo, a voler continuare a dipingere gli italiani (e gli americani, inglesi, rumeni, polacchi, tedeschi, spagnoli, portoghesi etc. che fanno parte delle forze della Coalizione) come degli invasori nazisti della peggior specie sono i nostri soliti, eroici rivoluzionari da operetta, impegnati come sempre a fianco delle persone sbagliate e a sostegno delle cause sbagliate: vedi ad esempio il sito di Campo Antimperialista che, come scrivevo già pochi giorni fa, continua imperterrito a raccogliere fondi da devolvere a quella che definiscono disinvoltamente come "la resistenza del popolo iracheno contro l'invasore imperialista" - peccato che, in Irak, l'unica sedicente "resistenza" che concretamente opera sul campo sia quella composta da terroristi (in parte provenienti da Paesi limitrofi) che compiono attentati mortali contro militari della Coalizione, poliziotti e civili iracheni, personale dell'ONU e della Croce Rossa, e che oggi hanno ucciso almeno quattordici militari italiani (undici carabinieri e tre sottufficiali dell'esercito, ma forse il conteggio non è ancora definitivo); vedi, ancora, le deliranti dichiarazioni che il Griso riporta sul suo blog.



Il mio disprezzo per questi luridi vermi è totale: una cosa è la lotta politica, anche dura ma basata comunque su di un confronto (possibilmente leale: provateci, una volta o l'altra) di idee, e una cosa sono queste schifose forme di killeraggio e di sciacallaggio "politico" - con tante scuse ovviamente per gli sciacalli, animali sociali capaci di gentilezza, di solidarietà, di affetto e, soprattutto (loro sì), intelligenti.



Aggiornamento (16:15): si aggrava il bilancio dell'attentato: fra i morti ora figura anche un quindicesimo italiano, un civile di cui non è ancora stata resa nota l'identità.



I feriti italiani sarebbero quindici, alcuni in gravi condizioni.



I civili iracheni uccisi sarebbero almeno otto, ma una fonte araba non verificata poco fa ha parlato di "30 morti" fra gli abitanti di Nassiriya.



Non ci sono parole per esprimere quello che provo.



Non ci sono parole.



Per oggi questo blog chiude: è il momento del silenzio, e del lutto.