domenica 29 giugno 2008

Non se ne può più di foto pruriginose e indecenti


foto di Ahmedinejad con la moglie


Prendiamo questa, ad esempio, pubblicata dal quotidiano turco Hurriyet, che ritrae il premier iraniano Mahmud Ahmedinejad e sua moglie - una vera svergognata: ha il naso completamente nudo, e guardando attentamente si può perfino arrivare a scorgerne gli occhi.
Dove andremo a finire, di questo passo?

sabato 28 giugno 2008

Il premier fa un lavoro da magnaccia


Così oggi Di Pietro. Che dire? Mi pare la prova provata del fatto che non si può prendere un asino e sperare che col tempo si trasformi magicamente in un cavallo di razza: signori si nasce, come diceva Totò.

Ah, a proposito di raccomandazioni:

Viva la legalità. La figlia di Antonio Di Pietro come Pellegrino Mastella al Campanile: raccomandata.

Legalità e Giustizia. Peccato che si chiami Italia dei Valori, ma il partito di Tonino ha sempre sbandierato questi valori nei punti programmatici della sue liste. Bene, c'è odore di Campanile, ovvero il giornale dell'Udeur in cui Mastella aveva infilato il figlio e la fidanzata (ora moglie) per farli diventare giornalisti professionisti.

Oggi scopriamo che Tonino ha fatto la stessa cosa. Infatti, un nodo è venuto al pettine dalle colonne de Il Giornale: la figlia, Anna, è stata raccomandata con insistenza dal padre per ottenere un contratto da professionista, pur non essendosi mai presentata in redazione. Ilo Vergani riporta nei commenti del blog di Di Pietro la cronistoria della vicenda di nepotismo. Ecco quanto riporta Il Giornale:

Anna Di Pietro è brillante, di bella presenza, studentessa all'università Bocconi e parla con quell'accento milanese che non ha mai intaccato la cadenza molisana del papà.

Nel marzo 2006 viene assunta dalla Editrice Mediterranea, la società che pubblicava il giornale dell'Italia dei valori: nella redazione romana di via della Vite, una splendida traversa di via del Corso, raccontano però di non averla mai vista, nemmeno per ritirare le buste paga. Insomma, sulla carta è assunta a tutti gli effetti per svolgere il praticantato che dà diritto a sostenere l'esame da professionista. Solo che non ha mai lavorato.

Se attaccato ingiustamente, il caro Di Pietro dovrebbe rispondere, come ha fatto qualche giorno fa per la candidatura di De Magistris. Ma quello che temiamo è il silenzio (assenso) e l'apparentamento al suo miglior nemico: Clemente Mastella. Di Pietro, che delusione.

La storia completa (risalente a Febbraio 2008) sul Giornale.

venerdì 20 giugno 2008

La solita disonestà intellettuale


E' inutile, sono sempre i soliti mentitori patologici.

Rispunta fuori il ticket di 10 euro deciso dal governo Prodi e i suoi ex ministri e collaboratori, naturalmente, cercano di addebitarlo invece al governo Berlusconi.

Così Fausto Carioti:
Dopo la manovra triennale varata dal consiglio dei ministri, è riapparsa l'ipotesi di introdurre un ticket da 10 euro sulla diagnostica sanitaria e sulle prestazioni specialistiche. A conti fatti, porterebbe nelle casse dello Stato 830 milioni di euro l'anno. Si può discutere a lungo se il ticket sia una misura utile oppure no (qui si pensa di sì, se non altro per limitare la corsa alle prestazioni gratuite). Resta il fatto che reintrodurre il ticket è una bella rogna, che nessuno si vuole prendere. Anche il governo attuale s'inventerà di tutto per trovare quei soldi altrove.

Lo scaricabarile è già iniziato. I ministri del governo Berlusconi fanno sapere che il ticket, in realtà, era già stato introdotto dal "Patto per la salute" voluto dal governo Prodi. L'allora ministro della Sanità, Livia Turco, s'indigna: "Finiamola con le menzogne. Il precedente esecutivo aveva sospeso questa misura e l’avrebbe cancellata: lo scorso anno abbiamo trovato 830 milioni di euro per evitarla".

Chi ha ragione? Uno dei problemi di questo Paese è la mancanza di memoria. Internet, però, ogni tanto aiuta. Sul sito del ministero della Salute è ancora online la documentazione pubblicata a suo tempo dalla stessa Turco dove, sotto la foto dell'allora ministro, si spiegano per filo e per segno "Il nuovo Patto per la Salute e gli interventi della legge Finanziaria 2007".

Vi si legge, tra le altre cose:

Come cambia il ticket

* Visite specialistiche e diagnostica

Oggi: in tutte le Regioni è già prevista la compartecipazione alla spesa con un tetto massimo di 36,15 euro per un massimo di 8 prestazioni, esclusi gli esenti

Domani: resta inalterato il tetto di 36,15 euro, ma ci sarà una quota fissa su ricetta di 10 euro (8 prestazioni massimo), esclusi gli esenti

Dunque, il ticket fu voluto proprio dal governo dell'Unione. Che poi lo scorso anno trovò misure una tantum per coprirlo, ma - appunto perché le misure di copertura non erano strutturali - lasciando sempre aperto il "buco" per gli anni successivi. Così, a ogni esercizio finanziario, se non si trova il modo di recuperare 830 milioni di euro e passa, il ricorso al ticket diventa automatico. Altro che "menzogne".


A parte la Turco, anche Bersani ieri sera ai TG diceva, commentando i provvedimenti presi dal governo: "vedo che si prospetta un futuro di ticket..." accennando al fatto che la misura sui ticket, come spiega Carioti, è tuttora valida e operativa, e facendo intravvedere un futuro in cui i "cattivi" del centrodestra strapperanno letteralmente i soldi dalle mani artritiche delle povere vecchine costrette ad andare nelle strutture sanitarie pubbliche: peccato si sia dimenticato di dire che il provvedimento sui ticket sia al 100% farina del sacco del governo Prodi, quello che doveva difendere i poveri e far piangere i ricchi, ricordate?
Già immagino infatti le lacrime di sangue che verserà Briatore se sarà costretto, per colpa dei provvedimenti prodiani, a versare ben 10 euro di ticket sanitario. Ma ripensandoci, mi dicono che Briatore ha speso - giustamente: sono soldi, e fatti, suoi - circa un milione e mezzo di euro per il suo matrimonio con la Gregoraci: ho il sospetto quindi che non sia fra i più accaniti frequentatori del sistema sanitario pubblico italiano.

martedì 17 giugno 2008

Anche il Comune di Napoli, nel suo piccolo...


E' ormai accertato che il buco di bilancio creato al Comune di Roma da Veltroni (a.k.a. "la serietà al governo" o, se preferite, "il governo degli onesti e dei capaci") ammonta intorno agli 8,5/9 MILIARDI di euro (in lire circa 18.000.000.000.000: fa più impressione, vero?), ma pare che anche a Napoli un altro governo di centrosinistra e quindi per definizione "onesto e capace", oltre che a risolvere brillantemente il problema della monnezza (dichiarazione della Jervolino del Novembre scorso: "il problema dei rifiuti a Napoli può considerarsi risolto") si sia dedicato anche a tentare di emulare l'oculata amministrazione veltroniana.
Dal Corriere:
NAPOLI — C'è un consigliere comunale del centrosinistra che con il suo cellulare di servizio, quindi pagato dall'amministrazione e quindi dai napoletani, ha fatto in quarantotto ore telefonate per una spesa di 7.500 euro. I suoi colleghi sono dilettanti rispetto a lui, ma comunque si difendono bene: qualcuno porta in bolletta una media di quattromila euro a bimestre, molti stanno sotto i mille. Chi fa spendere all'amministrazione una cifra normale è invece il sindaco Iervolino, che abitualmente non va oltre i 150 euro ogni due mesi. Anche i suoi assessori si mantengono bassi, ma non basta a contenere una spesa che ha raggiunto cifre tali da far aprire una indagine della Guardia di Finanza.

Il Consiglio comunale di Napoli è il posto dove qualche mese fa fu portata in aula la questione ingressi gratuiti allo stadio San Paolo. Molti consiglieri lamentavano di essere scarsamente riforniti dal Calcio Napoli di biglietti omaggio e posti in tribuna vip, e fecero mettere la questione all'ordine del giorno. Succedono cose così in quel Consiglio. E nelle stanze di Palazzo San Giacomo succede invece che da una settimana sia stata bloccata per tutti i circa 12.500 dipendenti la libera navigazione in Internet a causa dei troppi collegamenti con siti porno e di scommesse online.

(continua a leggere).

Che dire? Poi qualcuno si meraviglia se a ogni nuova tornata elettorale (vedi ieri in Sicilia) gli "onesti e capaci" del centrosinistra vengono letteralmente stracciati dai "disonesti e incapaci" (e nel caso della Sicilia anche tutti "mafiosi" o "collusi", immagino) del centrodestra.

giovedì 12 giugno 2008

Steve Jobs malato? C'è un precedente


In occasione della presentazione della versione 2 dell'iPhone molti hanno notato che Steve Jobs appariva in condizioni non proprio eccezionali: smagrito, quasi emaciato, con un'aria non proprio sanissima.
Questo ha fatto parlare alcuni giornali di uno Steve Jobs "malato". Potrebbe essere vero: mi sono ricordato di avere riferito su questo stesso blog, nel "lontano" 2004, di una operazione per una rara forma di cancro al pancreas. Spero non siano in corso ricadute, davvero.

Brunetta e Gelmini Santi Subito


Condivido in pieno la loro visione, tranne per la questione delle quote rosa che in realtà non hanno niente a che fare col merito e l'eccellenza individuale, e ne sono anzi la negazione in salsa egualitarista.

Sottoscrivo poi al 110% le parole di Abravanel citate da Mariastella Gelmini:

«Abravanel definisce il nostro un Paese "pietrificato" e, come tale, "destinato al declino" e precisa quale sia la sua idea di merito, un'idea che io condivido totalmente e pienamente: "Meritocrazia è un sistema di valori che promuove l'eccellenza delle persone, indipendentemente dalla loro provenienza sociale, etnica, politica ed economica. Il merito non è una fonte di disuguaglianza ma al contrario uno strumento per garantire pari opportunità ed è dunque la più alta forma di democrazia". Secondo Abravanel, l'equazione del merito è "intelligenza più impegno". "La scuola e l'università - dice Abravanel - devono premiare gli studenti migliori. Se i risultati sono uguali per tutti, saranno sempre i figli dei privilegiati a prevalere"»


E ancora:

«La nostra società è la più ineguale del mondo industrializzato, perché il rapporto tra i redditi dei più ricchi e quelli dei più poveri è a livello delle società anglosassoni, ma mentre queste hanno una elevata mobilità sociale che riduce la ineguaglianza nel tempo, da noi la mobilità sociale è bassissima e chi è povero non ha nessuna chance di migliorare... Da noi sono mancate sia le nuove sinistre che promuovono le pari opportunità, sia le destre liberali che promuovono l'alto valore del merito, la concorrenza e il libero mercato. Non abbiamo avuto né Tony Blair né Margareth Thatcher...»


Finalmente, finalmente qualcuno che dice "qualcosa di liberale": era ora.

mercoledì 11 giugno 2008

Robin Tremonti, un socialista in calzamaglia


Qualche anno fa Mel Brooks girò una parodia (l'ennesima) dei film dedicati a Robin Hood, il bandito gentiluomo che rubava ai ricchi per dare ai poveri (fra cui se stesso, of course) e la intitolò "Robin Hood, un uomo in calzamaglia".

Nei giorni scorsi abbiamo assistito in Italia alla nascita di un nuovo Supereroe, anzi di un eroe Super senza piombo: Robin Tremonti - più che un uomo qualunque, un socialista in calzamaglia.

Tremonti è l'ideatore di quella che è stata ribattezzata dai media come "Robin Hood tax", la risposta tremontiana al continuo rincaro dei prezzi dei carburanti, una tassa che dovrebbe colpire gli "extra-profitti" dei petrolieri.

Ora, a parte il fatto che se si aumentano le tasse ai petrolieri i petrolieri provvederanno a difendersi di conseguenza (magari aumentando i prezzi, che dite? ricordate come è andata a finire la faccenda dell'abolizione dei costi di ricarica sui cellulari?), da quando in qua un governo "liberale" parla di "extra-profitti"?

Da quando in qua un governo "liberale" stabilisce, in puro stile Socialismo Reale, cosa è profitto "normale" e cosa è profitto "extra" - cioè eccessivo, esagerato, "cattivo"?

Non esistono "extra-profitti", esiste solo "il" profitto: principale (anzi unico) dovere di una azienda è produrre profitti, ovviamente nel rispetto delle leggi vigenti: pagando le tasse, espandendosi, creando nuovi posti di lavoro e fornendo al mercato prodotti o servizi innovativi o migliori l'azienda che produce profitti contribuisce così "naturalmente" a elevare il livello medio di benessere della Nazione.

In quest'ottica, l'idea di adottare misure punitive nei confronti di una azienda o di un intero settore "colpevole" di guadagnare troppo mi appare moralmente oscena, e contraria agli interessi generali della comunità.

Se il governo vuole realmente venire incontro alle richieste dei pescatori, dei trasportatori, degli agricoltori e dei consumatori in generale la strada da seguire è una sola: ridurre la disastrosa pressione fiscale sui carburanti, che attualmente si aggira intorno ai due terzi del prezzo "alla pompa", iniziando magari dalla cancellazione delle infinite "una tantum" diventate nel corso dei decenni altrettante "una semper".

Per fare qualche esempio a caso, ancora oggi gli automobilisti ogni volta che fanno il pieno pagano per il disastro del Vajont, per il terremoto del Belice, per sostenere le guerre dell'Italia monarchica e fascista in Abissinia, Cirenaica e Tripolitania...

Insomma: da liberale, vorrei sentire dagli esponenti di questo governo "liberale" meno sciocchezze in stile Piano Quinquennale Sovietico; da liberale, vorrei vedere mettere in pratica da questo governo almeno l'ABC del liberalismo in economia; last but not least, da liberale e da uomo pacifico vorrei tanto che questo governo si decidesse, dopo sei-sette decenni ormai, ad abolire il prelievo fiscale destinato a finanziare lo sforzo bellico volto a "Consolidare L'Ascesa Del Secondo Impero Romano" e/o a "Spezzare Le Reni Alla Grecia".

E' chiedere troppo?