mercoledì 16 aprile 2008

Condivisibili


Editoriale di Ernesto Galli Della Loggia sul Corsera.
Sempre sul Corsera: "La nuova Lega: operai e impiegati" lettura utile soprattutto per la solita Asinistra coi paraocchi ideologici - provassero a pensare, per una volta, anziché abbandonarsi alle solite manifestazioni di livore e di odio impotente.

Un paio di commenti


Un paio di commenti - o meglio, un commento e una citazione - da due dei miei blogger preferiti:
Oggettivista e A conservative mind.

sabato 12 aprile 2008

Se decidete di andare a votare, ricordate...




Errare è umano, perseverare è diabolico - anzi, peggio: è veramente da coglioni, questa volta.

giovedì 10 aprile 2008

Dichiarazione di (non) voto


Nel 2006, pur fra molti dubbi e incertezze, scelsi di votare per il "sicuro perdente" Berlusconi; oggi non voterò per il "sicuro vincente" Berlusconi.
Rispetto a due anni fa molte speranze (molte illusioni?) su una possibile evoluzione in senso moderno, laico, liberale di Forza Italia (ora PdL) si sono rivelate vane: la nuova formazione politica del centrodestra, il PdL, sembra anzi per la prima volta corrispondere veramente al ritratto che in passato la sinistra faceva (ingiustamente, all'epoca) di Forza Italia: un partito "sudamericano", conservatore, populista e clericale - non esattamente quello di cui ha bisogno il Paese, insomma.
Dopo un primo barlume di interesse per la nascita del PdL, devo constatare che si stava meglio quando si stava peggio: ora come ora, il nuovo partito di Berlusconi è semplicemente invotabile, almeno per un liberale come me.
La volta scorsa avevo votato in base alla logica del male minore, e confidando nel fatto che fosse un male temporaneo: stavolta non intendo ripetere lo stesso errore.
Berlusconi promette di distruggere ogni residua speranza in una destra moderna, laica, riformatrice, rispettosa delle regole della democrazia liberale e del mercato; Veltroni, dal canto suo, promette di distruggere ogni residua speranza in una sinistra moderna, laica, riformista, rispettosa delle regole della democrazia liberale e del mercato.
Uno o l'altro, insomma, ormai pari sono: entrambi non sono delle risorse al servizio della crescita del Paese, sono anzi di ostacolo a questa crescita.
Sono diventati due facce della stessa moneta: non importa quale faccia si sceglie, resta sempre una moneta falsa.
Niente scelta del male minore, quindi, questa volta, perché questa volta non c'è un male "minore": l'unica cosa dignitosa che mi sento di fare è non partecipare alla farsa, non sedermi al tavolo dei bari, non dare il mio voto a quelli che di fatto promettono di fare l'esatto contrario di quello che considero il mio interesse e più in generale l'interesse del Paese.

sabato 5 aprile 2008

L'altra casta


Un libro utile per capire, fra tante altre vicende, anche la tragicomica farsa Alitalia, e per cominciare a chiamare le cose col loro nome:
Alcuni libri hanno la fortuna o la capacità di cogliere lo spirito dei tempi, di intercettare uno stato d'animo comune, giusto o sbagliato che sia.

L'altra casta, scritto da Stefano Livadiotti, giornalista de L'Espresso, è uno di questi libri. Un pamphlet, che opera una dissezione da autopsia dei sindacati italiani, definiti «macchina di potere e denaro». Ne elenca in modo analitico le storture, gli organici colossali con migliaia di dipendenti pagati dal contribuente, lo sterminato e parzialmente detassato patrimonio immobiliare, i vantaggi, i privilegi che autorizzano l'autore a usare il termine ormai negativamente iconico di «casta». Ma soprattutto, questo è forse l'aspetto più controverso, ne mette in luce la perdita di identità, le debolezze e i limiti nel recitare il ruolo importante che dovrebbero avere nel Paese. Nel mare di cifre, storie e statistiche forniti da Livadiotti, è questa accusa, la più empirica, che ferirà i dirigenti di Cgil, Cisl e Uil. L'autore enuncia la tesi con una certa ruvidezza: «L'immagine del sindacato come di un soggetto responsabile, capace di farsi carico degli interessi generali del Paese, agli occhi degli italiani si è dissolta ormai da tempo».

Sempre più autoreferenziali, le confederazioni hanno perso il contatto con la vita vera, per diventare un soggetto autistico, abiurando alla loro storia, alla loro vera missione. «Un apparato che, presentandosi come legittimo rappresentante di tutti i lavoratori, in nome di una concertazione degenerata in diritto di veto, pretende di mettere becco in qualunque decisone di valenza generale, ma in realtà fa gli interessi dei suoi soli iscritti, ai quali sacrifica il bene collettivo, mettendosi ostinatamente di traverso a qualunque riforma rischi di intaccarne uno statu quo fatto di privilegi ».

giovedì 3 aprile 2008

La tragedia di un Paese ridicolo


1. E lasciarla fallire - come si farebbe ovunque, in casi come questi - proprio no, eh?
2. Si vota il 13 Aprile,"ma anche" il 14. Ma anche no.
3. La guerra? Non è roba da checchine.
4. La democrazia? Vale solo per gli amici, per gli altri c'è lo squadrismo.

Ogni giorno che passa questo Paese diventa più e più ridicolo e patetico, passando con agghiacciante nonchalance dalla tragedia alla farsa e viceversa: è come se gli italiani fossero tanti Re Mida al contrario, capaci solo di trasformare in merda tutto ciò che toccano. Più passa il tempo e più constato che Montanelli, col suo pessimismo, aveva profondamente ragione.